domenica 4 maggio 2008

Il mio diciassettesimo viaggio nell’UE: Ljubljana.

Ljubljana (30 aprile - 3 maggio 2008)

Sono andato a Ljubljana in un periodo particolare e importante della storia della città. L'ho scelto intenzionalmente per due motivi. L'introduzione, dal 1° gennaio 2008, dell'euro e l'assegnazione nel primo semestre dello stesso anno della Presidenza dell'Unione Europea alla Republika Slovenija. Due coincidenze importantissime per la bella e giovane nazione slovena che ho ritenuto di sfruttare per l'ottima qualità turistica che la città avrebbe potuto offrire ai suoi visitatori. Faccio una premessa. Otto anni fa, nell'anno 2000, decisi di visitare tutte le capitali degli Stati dell’Unione Europea (a quel tempo le capitali non erano ventisette ma di meno), in omaggio alla straordinaria avventura politica che è l'integrazione dei paesi dell'Europa che hanno aderito al progetto unitario. Personalmente considero l'Unione Europea la costruzione politica più mirabile che gli europei siano riusciti a produrre nell’intera loro storia. Desidererei proporre qualche breve riflessione a questo riguardo su questa mia breve ma intensa vacanza svolta in primavera nella capitale della giovane Repubblica. Prima, però, desidererei pubblicare la lettera che ho scritto al Ministro degli Esteri Sloveno il 19 Dicembre 2007 in occasione dell'assunzione da parte slovena della Presidenza dell'Unione Europea. La lettera ha lo scopo di comunicare orgoglio e soddisfazione per il ruolo che giocherà la Repubblica Slovena nel mondo in questa importante occasione politica.
Oggetto: L'orgoglio europeo passa per l'amicizia tra Italia e Slovenia. Sono un cittadino italiano. Vivo e lavoro a Roma. Scrivo questa breve lettera, scusandomi di non usare la bella lingua slovena, per far sapere che desidero inviare al Governo Sloveno attestati di stima e di sincera amicizia per quattro validi motivi.
1) Siamo europei. Da alcuni anni la Repubblica Slovena e la Repubblica Italiana sono membri dell'Unione Europea. Adoperiamo la stessa moneta: l'euro. Viviamo in pace. Ci rispettiamo reciprocamente. In una sola parola: siamo amici. Tutto ciò è straordinariamente bello e importante!
2) Dal 1 gennaio 2008 la Repubblica Slovena sarà il paese europeo che avrà la responsabilità di rappresentare tutti gli europei dei ventisette paesi dell'Unione Europea nel mondo. E' bello sapere che si è amici e che si è rappresentati da uno Stato vicino. Auguro alla Repubblica Slovena il successo che merita nell'affrontare un impegno così delicato e importante. Sono sicuro che gli Sloveni saranno in grado di rappresentare bene nel mondo tutti gli Europei dell'Unione Europea.
3) Dal 21 Dicembre 2008, per l'entrata in vigore dell'accordo di Schengen, con l’abbattimento dei valichi tra l’Italia e la Slovenia i nostri due popoli saranno più vicini e sarà più facile per tutti noi attraversare le strade delle due nazioni in una Unione Europea aperta e senza confini. Personalmente penso che l'assenza di barriere sia un fatto straordinariamente positivo perchè ci fa sentire più vicini e solidali. Desidero esprimere al premier sloveno Janek Jansa, al Ministro degli Esteri, Dimitrij Rupel, e a tutti gli altri Ministri del Governo Sloveno i miei personali e vividi auguri per la bella iniziativa. Sono sicuro che i nostri due Governi cammineranno insieme nei prossimi anni per realizzare in pace e con spirito di collaborazione il cammino dell'Unione Europea.
4) In primavera, dopo il freddo dell'inverno, ho deciso per alcuni giorni di venire in vacanza a Ljubljana per visitare la bella capitale slovena. Sono sette anni che ho iniziato il mio personalissimo tour delle 27 capitali degli Stati dell'Unione Europea. Sto quasi finendo. Mi mancano poche capitali tra cui la bella Ljubljana che visiterò tra qualche mese. Sono sicuro che mi troverò bene. Auguro a tutti allegria e buon lavoro.
Vincenzo Calabrò - Roma (Italy)

E adesso passiamo al resoconto di viaggio.
Primo giorno. Iniziamo dalla partenza. Siamo in primavera. Sono le 7.00 quando a Roma Ostiense prendo il treno per Fiumicino Aeroporto. Il viaggio non sarà un semplice volo fra Roma e Ljubljana. In verità, non esiste un volo diretto da Roma Fiumicino a Ljubljiana Jože Pučnik. Purtroppo. Nonostante i due paesi abbiano due compagnie aeree di bandiera, cioè Alitalia e Alpe Adria, più alcune low cost, non esiste un volo in partenza da Roma che colleghi direttamente le due capitali. Strano, ma vero. Qualche anno fa invece c'era un volo diretto che veniva programmato solo nei mesi estivi. Avevo ottenuto questa informazione da un'impiegata dell'ambasciata slovena a Roma alla quale mi sono rivolto per telefono per avere delucidazioni sul percorso più economico per andare a Ljubljana. La gentile risposta fu che quasi tutti gli sloveni preferivano un volo per Trieste e da qui, nel territorio sloveno, con un autobus di linea. A me sembrò molto strana l'idea di arrivare in una capitale europea con l'autobus. A malincuore accettai l'idea. Ma ero perplesso. Pertanto, feci la scelta di andare a Trieste con un volo Air One e poi da Trieste con una corsa di autobus fino a Ljubljana. In particolare il volo aereo è il volo Air One AP 2130, con partenza da Roma (FCO) alle 8.55 e arrivo a Trieste (TRS) Ronchi dei Legionari alle ore 9.55. Un'ora esatta di aereo. A Trieste c'è l'Autolinea Trieste-Ljubljana con un pullman giornaliero in partenza dalla Autostazione, nella bellissima Piazza della Libertà, alle ore 14.00.Ore 7.45, arrivo alla stazione ferroviaria dell’aeroporto di Fiumicino. Scendo dal treno e imbocco il tunnel per andare al Terminal A, voli nazionali. Rapide formalità al chek-in e alle 8.30 sono al Gate A31 per imbarcarmi sul piccolo aereo per Trieste. Alle 9.00 l'aereo decolla dalla pista. Atterriamo a Ronchi dei Legionari in perfetto orario. Al rullo dei bagagli la mia valigia mi è consegnata quasi subito. Mi informo dove comprare il biglietto dell'autobus, con calma, perchè c'è da aspettare un po'.Ronchi dei Legionari dista circa dieci chilometri dalla città e la sala d'aspetto dell'Aeroporto è calda e accogliente. E' la prima volta che mi trovo vicino a Trieste. Anni fa per un Congresso di fisici ho trascorso cinque giorni a Udine, ma mai a Trieste. Mi ha sempre colpito il nome Ronchi dei Legionari. Fin da bambino ho mitizzato questo aeroporto a causa della stranezza del suo nome, allo stesso tempo buffo e impegnativo. I legionari, mi chiedevo, di dove? Che rapporto hanno con Ronchi? Chi sono stati costoro? Per me era un mistero. Dunque, nella hall dell'aeroporto compro il biglietto alla macchinetta emettitrice all'uscita dell'aerostazione: tasto 6, costo 3,10 euro. Osservo attentamente in giro e vedo quasi tutti i passeggeri assorti nei propri pensieri. Alle 10.15 arriva l'autobus. E' il numero 51 per Trieste. Timbro il biglietto e mi siedo. Subito dopo mi trovo a percorrere la striscia di terra che separa Ronchi da Trieste. Ammiro il lungomare adriatico di colore blu chiaro, striato. Si tratta di paesi e di pezzi di verde, belli e struggenti: Monfalcone, S.Giovanni al Timavo, Sistiana, Grignano, Miramare, Barcola, Viale Miramare e, infine, Trieste. I pensieri volano e inevitabilmente penso a questa bella città e me la immagino negli anni più terribili della sua storia, quando alla fine della seconda guerra mondiale si aprì la profonda ferita del "dopo-guerra giuliano". Come devono essere stati terribili per i triestini del tempo quei mesi e quegli anni della sconfitta italiana nella 2a guerra mondiale. Immagino la differenza di sensazioni provate da una parte dai partigiani titini quando entrarono a Trieste e dall'altra dei triestini quando videro le truppe jugoslave in città. Mamma mia che terribile esperienza deve essere stata quella per l'intera popolazione. Sono questi i generi di pensiero e le riflessioni che mi prendono sempre quando visito una città europea che ha avuto a che fare direttamente con la 2a guerra mondiale. Tutte le capitali d'Europa hanno avuto, più o meno, relazioni esplicite con la seconda guerra mondiale e con il terribile conflitto tra nazisti tedeschi e fascisti italiani da una parte e partigiani delle nazioni invase dall'altra. Che tristezza mi prende quando vedo luoghi e territori che sono stati teatro di scontri militari contro gli invasori nazisti e fascisti. E' questo uno dei motivi che caratterizza i miei viaggi nelle capitali europee. Vedere da vicino, anche se sono passati più di sessanta anni, i luoghi e le località che hanno interessato la guerra, o le cose relative agli avvenimenti politici più importanti del post-guerra, è un modo semplice e pratico di esorcizzare quella tragedia che avrei voluto che non fosse mai avvenuta. Quanto dolore e quanta sventura portarono nel nostro continente le storture dei due regimi dittatoriali. Immerso in questi pensieri e preso da un forte senso di turbamento vedevo scorrere davanti a me la lingua di terra e il mare pulito e blu del litorale triestino. Sensazioni di commozione e anche un nodo alla gola mi prese quando entrammo a Trieste con qualche minuto di anticipo sull'orario previsto. In Piazza della Libertà mi diressi all'Autostazione che si trova a fianco di quella ferroviaria. Mi colpisce una lunga costruzione, residuo della seconda guerra mondiale.A Trieste sono rimasto circa due ore. Il tempo l'ho occupato volutamente osservando le persone che transitavano nella autostazione. Nel poco tempo a disposizione al bar ho ordinato due toast al prosciutto e formaggio, e con una piccola birra in mano mi sono seduto a un tavolo nel centro della sala. Regnava un'atmosfera d'altri tempi che mi apparve in tutta la sua originalità e singolarità, facendomi intristire. Era come se il tempo si fosse fermato. I volti della padrona del locale e di qualche avventore suo conoscente che beveva ripetutamente bicchieri di vino bianco, mi ricordavano i tempi andati, quando il locale doveva essere nuovo e l'atmosfera diversa da quello decadente che vedevo io in quel momento. Nella stazione degli autobus come dicevo prima sono rimasto più di due ore, volutamente, perchè volevo osservare i volti, le tipologie somatiche, gli sguardi di quell'universo di popoli che sono gli abitanti del nord-est italiano e dei balcani. Non conosco nessuna lingua slava ma ho capito qualcosa osservando la gente che vi stazionava in attesa di partire. C'erano molte donne dell'Europa dell'est che aspettavano il mio stesso autobus. Dall'abbigliamento, dai discorsi e dalla semplice colazione al sacco, consumata con avidità, compresi che dovessero essere delle badanti. Un campionario multiforme e variegato di personalità stava lì davanti a me. Croati, sloveni, bulgari, rumeni, italiani, continuamente si disperdevano tra i vari locali dell'autostazione. Vettori di colore diverso, Veolia, APT, SAF, Rijeka, Brioni, Fudeks, Istria, Avico, arrivavano e partivano alle varie pensiline A0,A1,A2 e A3. Uno spaccato di universo sociale e umano pieno di pathos. Alle 14.00 in punto arriva nel Terminal A1 il mio autobus. Il pullman si riempie completamente. Due comitive di giovani italiani, due coppie americane, tutti gli altri, presumo, brava gente dell'est. Finalmente stavamo per partire per Ljubljana. Dopo mezz'ora si arriva a Sežana. Per arrivarci abbiamo oltrepassato quella che era una volta la Dogana del posto di blocco della frontiera. Non c'è più nulla di come era prima. Solo un piccolo cippo, che indica la linea immaginaria di confine, è rimasto là dove ci fu un apparato gigantesco di controllo della frontiera tra Est comunista ed Ovest capitalista. Quante immagini del passato sono state spazzate via dalla adesione all'attuale Unione Europea di entrambi i paesi dell'Italia e della Slovenia. Là, dove prima ci si divideva, adesso tutto ci unisce. Là, dove prima c'era il sinistro e plumbeo colore grigio scuro del ferrospinato di confine, adesso ci sono splendidi campi verdi senza barriere che invogliano alla gioia. Che differenza straordinaria e che bellezza. Erano questi i pensieri che mi frullavano in mente durante quei primi chilometri di viaggio. Mi vengono in mente le belle parole della poesia "Zdravljica" ("Brindisi") scritta da France Prešeren, il grande poeta sloveno vissuto nella prima metà dell'Ottocento. Queste parole struggenti divennero successivamente l'inno nazionale sloveno. In una strofa di questa poesia, Prešeren afferma che è straordinario e auspicabile brindare a tutti i popoli del mondo, quando, "superati odii e guerre, ciascuno avrebbe visto nell'altro non il confinante ma il vicino di casa". Ecco la strofa interessata nella versione originale e tradotta: «Živé naj vsi naródi, / ki hrepené dočakat dan, / da, koder sonce hodi, / prepir iz svéta bo pregnan, / da rojak /prost bo vsak,/ ne vrag, le sosed bo mejak!» cioè Vivano tutti i popoli / che anelano al giorno / in cui la discordia verrà sradicata dal mondo / ed in cui ogni nostro connazionale / sarà libero, / ed in cui il vicino / non un diavolo, ma sarà un amico! Il conducente era una giovane donna slovena, molto brava nella guida che si vede qui nella foto, con le braccia dietro la schiena, passeggiare in attesa di ripartire.Fa una certa sensazione entrare in un paese straniero, che ha una lingua diversa dalla nostra, in autobus. Non mi era mai accaduto. Di solito si arriva in aereo, o al massimo in treno. Ma in autobus no, mai. Una vera e autentica novità. Poi quell'autobus mi sembrava più una "corriera" di paese, come quella descritta dallo scrittore Carlo Levi nel bel romanzo Cristo si è fermato a Eboli, che non un nuovo e moderno bus che collega velocemente due belle città internazionali come Trieste e Lubjiana di due paesi differenti. Ad ogni modo per me è stata un'esperienza interessante e gradevole. Percorrere strade che collegano piccoli paesi di montagna con superstrade veloci e pianeggianti è stato piacevole. A casa sulla cartina, con Google Maps, avevo studiato il percorso. La linea per Ljubljana (Veolia) nei giorni feriali prevede la partenza da Trieste alle 14.00 per transitare attraverso Opicina alle 14.20, sulla linea di confine, che ormai non esiste più, alle 14.25 e a Sežana alle 14.59. Poi Štorje, Senadole, Senožece, Razdrto K.e Tri, Hise, Hrusevje, Bolk, Hrašče, Postojna, Mačkovec, Planina Pri Rakeku, Logatec, Vrhnika e, infine, Ljubljana alle 16.45. A Sežana era prevista una sosta di trenta minuti circa, che ho fatto trascorrere passeggiando nella piazzetta del terminal dopo aver preso un caffè nel locale interno. Il nome Sežana mi colpisce perchè sulla consonante z trovo un accento tipico delle lingue slave. E improvvisamente mi viene alla mente un libretto di poesie di Ciril Zlobec, dal titolo La mia breve eternità della Bulzoni editore con testo a fronte, che avevo letto qualche anno prima. Belle poesie. In "un uomo, sono soltanto un uomo" Zlobec parla della libertà che c'è tra la madre e la morte; in "sera" scrive che tutte le vie si sono abbreviate cominciano e finiscono sulla porta di casa. Il mondo si è stretto nel piccolo cerchio di luce creato della lampada accesa; in "la mia breve eternità" affronta il tema di se stesso "Io sono ciò che non sono mai stato. Io sono ciò che non sarò mai più. [...] Ma quando dovrò ammettere d'essere quello che già ieri fui, d'essere quello che sarò domani, o dio, abbiate pietà di me!; infine quella più autobiografica scritta a Messina, 8.6.1984 , dal titolo "Tra Scilla e Cariddi" scrive parole che toccano le corde della mia memoria: Su "Ulisse", nave bianca, con mantellina di vento attorno alle spalle salpai nella sera silenziosa tra Scilla e Cariddi. Nell'eterno è fisso il mio sguardo. D'improvviso sulle sponde si sono svegliate le chiare reti di luci restringendo, fino all'ansia, l'orizzonte al mio pensiero. Da qualche parte, da tutte le parti in questo ristretto cerchio d'eternità sogghigna il cieco chiaroveggente: Non la vincerai, neppure ora, la bufera tra Scilla e Cariddi di te. L'otto giugno del 1984, forse, anch'io fui sulle acque tra Scilla e Cariddi dello Stretto di Messina. Andavo in Sicilia, mia patria ormai da tempo perduta, per trovare mia madre rimasta vedova da tre anni di quel decennio terribile che decise il mio destino. Il pensiero corse alla mia infanzia, quando ero costretto a prendere la corriera per andare nel capoluogo dove frequentavo la scuola media superiore. Quanti ricordi e quante sensazioni si possono provare alla semplice idea di un viaggio in autobus. La distanza Sežana- Ljubljana è stata percorsa, tutto sommato, in poco tempo. Il percorso è stato vario. In certi punti ci siamo trovati immersi totalmente in una foresta di alberi verdissimi e ordinati, in altri su piccoli altopiani spaziosi e puliti, in altri, infine, attraversando piccole frazioni di paese. In un certo senso quel paesaggio mi ricordava una bellissima descrizione di un viaggio, a dir poco avventuroso, che mostrava gli stessi sentimenti. Il viaggio riguardava lo spostamento da Londra ad Atene, attraversando la Germania e l'Italia, eseguito da Robert Byron che nel suo delizioso libro di letteratura di viaggi del 1926, L'Europa vista dal parabrezza, all'approssimarsi alla regione tedesca della Baviera, scrisse: «La campagna piatta cedette il posto a colline ondulate e ricoperte di pini di un gradevole verde scuro. I boschi si stendevano tra campi dorati di granturco e fertili vallate erbose, fino alla linea azzurra dell'orizzonte, anch'essa ondulata,che si fondeva in un lento e nebbioso tramonto dalle sfumature violette. Si fece buio a poco a poco». La stessa sensazione l'ho provata io in quei momenti. L'autobus veniva guidato dalla conducente con naturalezza e competenza. Lo sterzo veniva girato in modo regolare e armonico, facendo sembrare il movimento del mezzo simile a una danza, piacevole da osservare. Non avevo mai notato una cosa simile in precedenza. Singolare.
Arrivo in albergo a Ljubljana alle 17.30 circa. L’albergo si chiama Hotel Slon Best Western e si trova in Slovenska cesta, 34 all'angolo con la strada pedonale Copova ulica. La camera che mi è stata data è la 628. Nella foto sotto ho ripreso uno sguardo dalla finestra della mia camera, al sesto piano. L'albergo dista poche decine di metri dalla centralissima Presernov trg, davanti alla Chiesa francescana dell'Annunciazione con la splendida facciata rossastra. Lì vicino c'è il famoso ponte triplo, unico esempio di "moltiplicazione di ponti" in una città. Non mi risulta che in altre città ci sia un doppio ponte.Se poi l'attraversamento del fiume è triplo, diciamo la verità, sarà sicuramente un'attrazione, mi dissi. Starò tre notti e in camera sistemo i vestiti e gli oggetti personali appendendoli con cura nell'armadio. A Ljubljana ci sono altri buoni alberghi. La scelta poteva cadere indifferentemente tra il Grand Hotel Union Executive (Miiklosiceva cesta,1), oppure il Grand Hotel Union Business (Miiklosiceva cesta,3), oppure il City Hotel Tourist (Dalmatinova ulica,15) altrimenti l'Hotel Park (Tabor,9). Io ho scelto l'Hotel Slon per la sua posizione centrale. E non mi sono pentito. Tutt'altro, mi sono trovato bene. Dopo mezz’oretta circa sono in strada per vedere e "sentire" per la prima volta la città. Sapete, questo è per me uno dei momenti più interessanti dei miei viaggi. Respirare l’aria della città per la prima volta, osservando il traffico nelle strade e nelle piazze che spaziano davanti a me, mi dà una sensazione piacevole di libertà e di voglia di scoprire. C’è ancora luce in abbondanza e decido di fare una prima passeggiata. Sotto nella foto sono seduto in un divano della hall dell'hotel. Macchina fotografica in mano e borsa del turista a tracolla esco in Slovenska cesta e mi dirigo verso Presernov Trg, ovvero verso la piazza antica della città vecchia. L'aria è un po' fine, la temperatura è fresca ma il giaccone pesante che indosso mi protegge e mi riscalda. In albergo mi hanno scritto su un bigliettino di benvenuto la temperatura minima e massima della giornata: 8°-21°. Sto bene. Penso che farò una bella visita turistica all'attuale (per sei mesi) capitale politica dell'UE. Chissà. Forse in piazza, pardon, in Trg Presernov potrò incontrare il Primo Ministro sloveno Janez Janša, e prendere un caffè con lui dissi tra me. Magari gli augurerò di lavorare bene nell'interesse di tutti gli europei. Mi sorprendo a fare questi pensieri ironici e, tutto sommato, impossibili, come quelli che faceva Alice nel "Paese delle meraviglie".Ma siamo in vacanza e tutto è permesso. Poi, con un sorriso sulle labbra smetto di pensare ai politici europei e mi guardo intorno. La sensazione è quella di camminare in una città italiana dell'arco alpino, con scarso traffico, ordinato e scorrevole e strade ben curate. Domani è il primo maggio ed è festa. I pochi automobilisti che incontro sono corretti e osservano le regole del traffico con disciplina tutta mitteleuropea, in particolare austriaca. Non dimentichiamo che molti elementi storici, politici e architettonici che caratterizzano Ljubljana e l'intera Slovenija portano alla cultura giuseppina austriaca. ll programma della serata prevede come primo impegno la visita della parte pedonale e storica della città vecchia da una parte e dall'altra del triplo ponte.Mi incammino verso il fiume Ljubljanica (sopra nella foto) e osservo un po' le strade vicino alla piazza vecchia. Sono quasi le otto di sera. Si è fatta l'ora di cena e mi avvio a cenare in un ristorante che ho scelto nella guida. Si chiama "Sokol" ed è una "Gostilna Vinoteka". Si trova in Ciril Metodov Trg, 18. Dunque, è in una piazza. Il cameriere che mi accoglie mi serve con interesse e professionalità. Vedo che è curioso e cerca di capire di che nazionalità sono. Io faccio lo gnorri, nascondo la mia guida italiana e gli dico in inglese che desidero un tavolo per me. Il menù l'avevo scelto guardando in internet nel sito del ristorante. A me piacciono le specialità locali e così mi "tuffo" in una pietanza chiamata "piatto del contadino". Una autentica bomba calorica. D'altronde è sera e fa un po' freddo. Qualche caloria in più non mi farà male. Ecco la scelta completa del menù della serata: Kmečka Pojedina, Pečen Krompir, Domači kruh, Gibanica sokol e un bicchiere di vino Traminec radgon. Insomma tre tipologie di carne alla brace, patate arrosto, pane scuro sloveno e due bicchieri di vino rosso. Costo 26 euro. Non poco. Vi assicuro che ci si sente sazi per almeno 24 ore. Ah! Dimenticavo la birra. Della casa, Sokol. Di fronte a me una famigliola felice composta dal nonno, nonna, mamma, papà e una bella bimba slovena di circa cinque anni che si divertiva a farmi l'occhiolino. A fianco a me una anziana coppia americana con la quale abbiamo commentato piacevolmente la bravura del cameriere a individuare la nostra nazionalità. Insomma, come si suol dire in questi casi, un bel quadretto. Quando arriva il momento della scelta del dessert io mi lascio scappare due paroline italiane a proposito del dolce chiamato Gibanica sokol, che è un dolce della casa, e del bicchiere di vino bianco aromatico traminer che si sposa bene col dolce. Il cameriere, tutto felice, mi dice in italiano che la mia è stata una scelta felice. Ha detto proprio così e, soddisfatto, continuò a servire ai tavoli gli altri clienti. Che volete, i camerieri sono fatti in questo modo. Quando vedono un cliente straniero vogliono immediatamente inquadrarne la nazionalità. Sperano sempre che sia italiano, perchè statisticamente i turisti italiani sono quelli che lasciano mance più consistenti. Non è il mio caso, ma loro operano quasi sempre così. Qualche volta però non svelo la mia vera identità e lascio i camerieri nel dubbio che io posa essere un francese o uno spagnolo. Insomma, mi piace giocare a nascondino.
Secondo giorno.Il giorno successivo è il primo maggio, ovvero festa nazionale. Ci sono nuvole grigie in cielo, con presupposti di pioggia. Decido di fare una vista nella parte vecchia di Ljubljana perchè il museo di Storia nel Parco Tivoli è chiuso. Dopo una lunga camminata, stanco e deluso di averlo trovato sbarrato nel gran verde del parco mi rimetto in moto. Munito di ombrello tascabile e forte del mio primo approccio con la parte vecchia della città osservata durante il tragitto serale per andare a cenare al ristorante, mi incammino verso le vie sotto il Castello. In queste capitali dell'est c'è sempre un Castello da visitare. Quello di Ljubljana non è certo come quello di Praga ma vale la pena fare un giretto. In Presernov trg ecco a sinistra la facciata colorata della Chiesa francescana dell'Annunciazione. Mi attrae per la bellezza dei suoi colori sfumati. All'interno faccio un giro per ammirare i dettagli.Non c'è molta luce, così decido di uscire all'aperto ma un intenso scroscio di pioggia mi blocca in chiesa per una mezz'oretta circa. In salvo nella bella chiesa ci sono rimasto quasi un'oretta ammirando le bellezze artistiche e scultoree. Ho trovato anche il tempo per una bella meditazione personale. Mi vengono alla mente le belle parole di Ivan Cankar nel suo capolavoro Hlapec Jernej in njegova pravica, cioè "Il servo Jernej ed il suo diritto", in cui dice: "Ljubjiana è una grande città. Le case sono alte, ben allineate l'una accanto all'altra e non c'è siepe che le separi. Le strade sono piene di gente e ogni giorno c'è la messa grande e qualche processione. I preti sono così numerosi che si è tentati di andarsene in giro con il cappello sempre in mano. Le campane suonano e rintoccano da mattina a sera. Si cammina come in una fiera: non si sa cosa guardare, dove mettere i piedi e a chi rivolgersi. Jernej gironzolò a lungo per piazze e per strade preso dall'ammirazione per tante meraviglie; poi entrò in una chiesa, si inginocchiò davanti a un altare laterale e pregò a lungo. La chiesa era immersa in una silenziosa penombra, nella quale si poteva più facilmente conversare con Dio". Quando lessi lo straordinario testo di Cankar rimasi folgorato per la sua bravura nel descrivere il personaggio di Jernej. La coscienza sociale e l'intensa ricerca spirituale di Cankar mi hanno sempre colpito per la sua sensibilità verso i problemi sociali. Ma torniamo a noi. Rinfrancato un poco dai miei pensieri sono uscito ma la pioggia è ripresa a cadere insistentemente. In un bar li vicino ho ordinato un thè caldo che mi ha rimesso su il morale.
Terzo giorno. E' mattina e oggi è anche il penultimo giorno della mia visita turistica. Ho voglia di passeggiare. Così cammino lungo la riva destra del fiume Ljubljanica. Dalla via Gallusovo Nabrezje si vede perfettamente l'imponente castello di Ljubljana, immerso totalmente nel verde degli alberi (sotto a sinistra). Ecco poi la facciata barocca della Chiesa di S. Nicola con una meridiana perfettamente funzionante e, subito dopo, l'edificio sede del Municipio dove mi faccio ritrarre da un turista italiano.Il giorno successivo decido di visitare la parte sud della città, vicino a Krakovo. A Trnovo l'altro elemento della coppia turistica non ci vado, perchè è un po' lontano per i miei gusti. Parto dalla bella, modernissima e ordinata Piazza Ajdovščina (a destra nella foto) e, percorrendo verso sud la Slovenska cesta, mi ritrovo all'incrocio con la Rimska cesta, vicinissimo alla Trg Francoske revolucjie. Perbacco, qui sento odore di casa dico tra me. "Rim" in slavo significa Roma. Vuoi vedere che questa strada è una classicissima Via Roma? In Italia non c'è città e paese che non hanno una via Roma. Trovare anche qui a Ljubljana una via intitolata alla città dove abito mi sembra una cosa piacevole. Che ne dite? Su "Piazza della Rivoluzione Francese" non ho dubbi. Troppo importante è il fatto storico della presa della Bastiglia per non essere stato utilizzato dall'allora Jugoslavjia. Chissà se sono nel giusto. La storia non si fa con i se, ma penso che sarebbe stato bello se invece della sola Slovenija nell'UE ci fosse stata l'intera ex-Jugoslavjia. Pensate che bello sarebbe stato se si fosse realizzato questo progetto di super-allargamento dell'Unione. Ma la storia, come sappiamo bene, va per strade diverse dalla congiunzione "se" intesa con valore ipotetico.D'altronde, a chi posso fare domande qui, in una giornata di festa nazionale, i cui rari passanti si muovono velocemente e sembra che per loro io non esista? E poi, non credo proprio che sarei in grado di farmi intendere. Purtroppo, non parlo nessuna lingua straniera, tranne un po' di inglese di emergenza. Figuratevi a parlare una lingua slava! E poi cosa potrei dire: "mi scusi, Signore di Ljubljana, Rimska cesta vuol dire per caso via Roma"? Ma via, non scherziamo. Le poche parole slovene che ho imparato a memoria sono ja, ne, prosim, oprostite, hvala lepa, nasvidenje, dober dan, dober večer, kolico stane, račun prosim. Stop. La scenetta da me immaginata mi porta del buon umore. Piccole puerilità che emergono in visita di luoghi turistici. E sorridendo mi metto a gironzolare nei vicoli stretti della zona, scattando qualche fotografia a ciò che posso vedere in giro, che osservo con piacere e interesse. I palazzi, le piazze e le strade sono puliti e ordinati. Lì vicino, c'è una bella piazza, chiamata Novi Trg ad una estremità della quale ci sono delle facciate degli edifici molto belli colorati con i colori della bandiera nazionale. Ecco la piazza nella foto a destra.A poche decine di metri da Trg Novi c'è il palazzo dell'Università di Ljubljana. Ci sono alcuni romanzi sloveni che ho letto e che mi hanno interessato non poco prima di venire in Slovenjia. In modo meno impegnato c'è l'interessante libro di Zanet Sagatin, Slovenia a ristorante, L'Airone Editrice Roma, 1999. In primo luogo il bellissimo e toccante libro di Boris Pahor, Necropoli, Roma, Fazi, 2008. Poi Ciril Zlobec, La mia breve eternità, Bulzoni e Drago Jancar, Aurora boreale, Bompiani mentre di Ivan Cankar, Il servo Jernei e il suo diritto, Feltrinelli. Certo di scrittori sloveni interessanti ce ne sono molti: France Prešeren, Srecko Kosovel, France Balantic, Matej Bor, Karel Destovnik-Kajuh, Slavko Grum, Ivan Pregelj, Prežihov Voranc, Miško Kranjec, Ciril Kosmac, etc. Questi richiami alla letteratura e alla narrativa slovena non possono essere qui evidenziati come meriterebbero. E adesso, un breve commento fotografico della città con alcune fotografie che ho scattato nei tre giorni di visita alla bella Ljubljana.Ecco due posti incantevoli nella parte sud di Ljubljana. Il primo è una bella piazzetta, pulita e ordinata, con bandiere di pubblicità per un evento di una galleria d'arte che ho apprezzato molto. Nella bella sala lubianense quadri e tele interessanti che si sono lasciate guardare con ammirazione dei pochi presenti, me compreso.
Il secondo, a seguire, mostra alcuni bei bar con le sedie e i tavolini aperti nella larga e bella Askerceva cesta. Da qui si va Trnovo e Krakovo.Propongo qui l'elenco di alcuni locali di gastronomia da me frequentati durante la mia "tre giorni" lubianense, almeno di quelli che mi ricordo. Cominciamo con un piccolo negozietto di pizza al taglio in Dvorni Trg,1 dove ho mangiato un trancio di ottima pizza margherita con un bicchiere di birra alla spina; prezzo 3,50 euro. Da Airest in Zgornji Brnik, 130 ho preso Enolončnica, solate iz bara kruh, pivo heineken; prezzo 10,70 euro. Da Zlata Ribica in Dunajska cesta, 270 ho ordinato Union toceno, zelenjavna letnocasna minestra, caprese; prezzo 14.50 euro.La partenza da Ljubljana è fissata domani, 3 maggio alle ore 14.55. Il viaggio di ritorno prevedo sarà più movimentato dell'andata, perchè ho prenotato due voli aerei di ritorno. Il primo in partenza da Ljubliana Jože Pučnik per Vienna Schwechat e il secondo da Vienna per Roma Fiumicino. Dunque, non posso permettermi di perdere la coincidenza. Tuttavia, la mia permanenza a Ljubljana è coincisa con due giorni di festa nazionale che non avevo previsto. Pertanto non ho potuto vedere, perchè chiuso, il Museo Nazionale di Storia Contemporanea che si trova a Cekin Mansion, cioè a Cekinov Grad, a nord-ovest del centro di Ljubljana.
Quarto giorno. Sulla destra c'è la bellissima e verdissima Celovska cesta che porta al museo. Sono intenzionato a vederlo a tutti i costi e così la mattina del 3 maggio, alle ore 9,30 mi faccio portare con un taxi sul luogo in tempo utile per essere uno dei primi visitatori all'apertura, prevista per le ore 10.00. A quell'ora sono l'unico turista nelle vicinanze. Faccio il biglietto e percorro le stanze del museo. Sono interessato a vedere il punto di vista sloveno relativamente al conflitto militare e politico della seconda guerra mondiale. In questi casi mi trovo sempre a disagio, perché mi è insopportabile l'idea che sono italiano e che i miei concittadini del tempo hanno creato uno degli orrori del genere umano che è la guerra. Tra le tante cose che ci sarebbero da dire sui fatti tragici della seconda guerra mondiale c'è che spesso le truppe fasciste di occupazione si sono vendicate sui civili jugoslavi con rappresaglie come quelle che le truppe naziste fecero alle Fosse Ardeatine a Roma. Ricordo di avere letto in qualche saggio di storia che alcuni generali si sono comportati da autentici criminali. Pertanto, mi aspetto di vedere esempi tragici di eventi del genere nelle sale del museo. Sono stato più di un'ora ad osservare i vari reperti e cimeli storici.Ho letto le varie didascalie presenti nelle varie sale del museo e mi sono fatto un'idea personale del senso della mostra. Mi è sembrata ben fatta. Equilibrata, abbastanza completa e interessante. La mostra, soprattutto quella nella sala E, dedica molta attenzione ai fatti della 2a guerra mondiale, in particolare all'occupazione nazista, come era prevedibile, con sessioni di informazioni multimediali. Quello che non avrei mai immaginato è che i fatti gravissimi dell'occupazione fascista italiana in Slovenia, tutto sommato sono stati trattati, a mio parere ma posso sbagliarmi, con un po' di sottovalutazione e, se mi si consente, anche con "comprensione". Non entro nel merito dei fatti storici sloveni dell'occupazione italiana perché non è questa nè la sede nè lo scopo della mia visita al museo. Certo le mie visite ai luoghi degli orrori nazi-fascisti hanno una finalità educativa e storica, perché mi confermano sempre di più che la barbarie e la violenza commessa siano di monito agli europei di oggi di perseguire con ostinazione la strada dell'integrazione europea, che è l'unica maniera di essere sempre in pace con noi stessi e con gli altri.
Anche noi italiani, che siamo nati dopo la fine della seconda guerra mondiale, abbiamo questo "peccato originale" del fascismo come politica nazionale che ha prodotto lutti e soprusi in questo paese e in altri. La domanda che mi sono più volte posto è : "ma con quale coraggio il governo fascista di Roma del tempo si permise di invadere (e che non avrebbe mai dovuto fare) un paese confinante che non gli aveva fatto nulla"? Purtroppo le dittature funzionano così: più sei un paese che ti comporti bene, più i dittatori ti vogliono sottomettere. Ho firmato il registro degli ospiti auspicando un felice sviluppo alla coraggiosa e simpatica Repubblica Slovena. Era il minimo che potessi fare a favore di un paese che ha subito l'onta e l'arroganza di un'occupazione fascista vigliacca e sbagliata che essa non meritava. Alle 11.30 sono di nuovo in albergo dove mi aspetta la navetta per l'aeroporto. Devo dire che il personale dell'albergo è stato efficiente e professionale, aiutandomi in tutti i modi possibili per rispettare l'orario di partenza verso l'aeroporto. Il viaggio verso l'Aerodrom Jože Pučnik di Ljubljana è stata piacevole e sereno: abbiamo percorso la distanza su una superstrada immersa in campi verdissimi e boschi pieni di alberi. La partenza per Vienna è stata in perfetto orario, in un clima di compostezza generale. L'arrivo a Vienna è stato caratterizzato viceversa da molta confusione. L'aeroporto di Vienna è molto grande e, di solito, i voli Alitalia sono fatti partire da un gate emarginato e molto distante dalla zona di arrivo. I passeggeri italiani erano molto chiassosi e scomposti. C'era da aspettarselo. Il che è spesso sgradevole da accettare. Ma questa è un'altra storia.
E passo alle conclusioni di questo mio diciassettesimo viaggio, effettuato in un paese simpatico, con una bella capitale, piacevole da visitare, confinante con l'Italia. La posizione di Ljubljana è + 46°03' latitudine nord e a circa + 14°30' longitudine est. Ricordo che Roma si trova a 41° 50' nord e 12° 28' est. Dunque, ci sono appena 4° 13' di differenza di latitudine verso il polo nord e solo 2° circa di differenza di longitudine est tra le due città verso oriente. Siamo praticamente vicinissimi. Come dire siamo a casa. La vacanza è finita e si ritorna alla vita di sempre. Ciao a tutti e .... al prossimo viaggio! Ci vediamo a Nicosia. Ecco il report.
Manuali e guide di viaggio adoperate.
Considero molto utile l'agile libro per conoscere un minimo di lessico sloveno che può servire in situazioni di emergenza. Ecco le coordinate bibliografiche: Cerne Jana-Forans Alessandra, Lo sloveno per il turista, Editore Vallardi A.,2001. Nell'orientarmi in città mi ha aiutato molto la guida, purtroppo solo in inglese, BEST OF Ljubljana sotto in una delle tre foto riportate. E' stata eccellente nel fornirmi informazioni essenziali ma precise e veritiere. La consiglio a chi seguirà le mie orme.

Elenco dei report di viaggio delle capitali europee già pubblicati.

INTRODUZIONE ALLA SEZIONE VIAGGI
AMSTERDAM Nederland
LONDRA Great Britain
PARIGI France
VIENNA Österreich
MADRID España
LISBONA Portugal
BERLINO Deutschland
PRAGAČeské Republika
DUBLINO Ireland Dublin
ATENE Ελλάς Αθήνα
STOCCOLMA Sverige
HELSINKI Suomi
LUBIANA Slovenija Ljubljana
NICOSIA Cyprus Lefkosia
LA VALLETTA Malta
SOFIA Бългaри София
BUCAREST Romania Bucureşti
BRATISLAVA Slovensko
BRUXELLES Belgio
BELGRADO Srbija Београд
OSLO Norge
ZAGABRIA Hrvatsk
TIRANA Shqipëri
MOSCAРоссийская Федерация
BIBLIOGRAFIA LETTERATURA DI VIAGGIO




1 commento:

amzterdam ha detto...

Apprezzo molto Lubiana e la Slovenia in generale, credo siano posti nei quali apprezzare la natura, l'architettura, in un ambiente multiculturale e giovane, entrambe le cose in un'accezione positiva! Adoro l'Europa e credo che la Slovenia sia uno dei posti più belli e "sani", non so se riesco a farti capire in che senso...

Faccio parte di un sito dedicato ai viaggi, Trivago, e mi sto proprio dedicando alle pagine di Lubiana, aggiungendo le varie attrazioni, siti utili, etc. Magari potresti avere voglia di lasciarci una tua opinione almeno sull'hotel :-) Ci trovi qui.

Io in ogni caso se dovessi andare a Lubiana in hotel (di solito scrocco un posto letto ai parenti) non mi perderei il Grand Union Hotel Executive, solo per il gusto di varcare la soglia di questo splendido palazzo!

Support independent publishing: buy this book on Lulu.