domenica 30 novembre 2008

La traduzione dei lirici greci e la sfida della scienza alle humanae litterae.

I tempi sono cambiati. Non ci sono dubbi: sono cambiati totalmente. E’ in atto una virata globale a 180°. Ma quando mai si è visto un governo, come quello americano, che presta soldi alle banche private, sostenendole finanziariamente per evitare che falliscano? In Italia le banche hanno sempre fatto prestiti da usurai, con l’intento esplicito di produrre l’insolvenza del cliente e prendersi il suo malloppo dato in pegno e incamerare “cocuzze e cocuzzaro”. Dunque, siamo in un mondo nuovo. Aldous Huxley, se vivesse, avrebbe visto la sua catastrofica utopia realizzata oggi, ai nostri tempi. Ma dove la conferma del cambiamento rivoluzionario è più forte è quella che vede oggi un uomo di scienza, uno scienziato vero, in carne e ossa, con nome e cognome, Edoardo Boncinelli, impregnato fino al midollo di cultura scientifica, fare l’umanista. Il genetista italiano ha tradotto i lirici greci. Cose da “altro” mondo. Laureato in fisica è un genetista famoso per i risultati dei suoi studi di genetica. Ebbene, il suo libro I miei lirici greci. 365 giorni di poesie, della casa editrice San Raffaele è stato pubblicato ed è in vendita nelle librerie. Noi non entriamo nel merito della sua fatica. Non ne siamo capaci. A sentire la critica è riuscito a scrivere un piccolo capolavoro laddove molti letterati hanno fallito. A quando il fenomeno contrario, di un umanista che traduce parte della Relatività Generale di Einstein divulgandola in modo originale come ha fatto Boncinelli con la lingua greca?

sabato 29 novembre 2008

Auto blu, malcostume e comodità nella Roma dei furbetti del quartierino.

«Nun te reggae più... auto blu, i ministri puliti, i buffoni di corte, ladri di polli, super pensioni, Nun te reggae più...ladri di stato, e stupratori, il grasso ventre dei commendatori, diete politicizzate, evasori legalizzati […] mentre vedo tanta gente, che non ha l'acqua corrente, e nun c'ha niente, ma chi me sente». Sono questi alcuni versi della canzonetta di Rino Gaetano che già decine di anni fa fotografava un’Italietta infestata da furbetti del quartierino. Adesso si replica. I furbacchioni a Roma non mollano la presa e sfruttano fino in fondo i loro agi. Ci ricordano il coccodrillo, che una volta azzannato lo gnu di turno lo bloccano sott’acqua con giravolte da capogiro e lo uccidono. Brevemente, perché la faccenda è troppo nota per tirarla per le lunghe, si tratta di questo. Il Presidente dell’ATAC di Roma Massimo Tabacchiera porta i figli a scuola con l’auto di servizio. Incurante della crisi finanziaria e delle difficoltà economiche delle famiglie, questo Signore, che definirlo furbacchione è veramente signorile da parte nostra, sfrutta gli agi della casta per fini puramente personali. Autista stipendiato con probabile indennità di abbigliamento, benzina consumata in grandi quantità e spese di rappresentanza tutto gratis per incrementare il già consistente bottino delle entrate, questo Signore se ne infischia della crisi e manda il proprio autista ad accompagnare i figli a scuola. Morale. Ma perché è così difficile vivere a Roma la propria vita senza gabbare la collettività? Perché un uomo di successo del mondo politico romano, benestante e potente, crea un caso politico e permette all’opposizione di chiamare con la parola insulto l’uso “improprio” del “proprio” mezzo di servizio? C’è una sola risposta alla domanda: l’impunità e il sentirsi al di sopra delle regole. Di questo, e solo di questo, si tratta. Perché se il Sig. Tabacchiera fosse certo di un suo licenziamento in tronco se beccato a sfruttare impropriamente l’uso delle risorse pubbliche siamo convinti che non avrebbe mai commesso l’illegalità. Un Sindaco serio e coerente di una città seria ed eticamente a posto imporrebbe a questo Signore, a puro titolo di risarcimento morale nei confronti della collettività, l’abolizione dell’agio di servirsi dell’auto blu, mentre al Signor furbacchione da Lui nominato imporrebbe di dimettersi dalla carica che indegnamente ha occupato finora. Ma il Sindaco, siamo certi che non lo farà. Vero Signor Sindaco? Magari per Ella sarà stata una semplice marachella da non ripetersi, vero Signor Sindaco? Lo diceva già molti anni fa Rino Gaetano. E non è cambiato niente da allora. Ah! Quasi dimenticavamo. Un bravo e un onore al merito al giornalista Francesco Toiati che ha denunciato il privilegio e l’illegalità. Sia orgoglioso del suo lavoro.

giovedì 27 novembre 2008

Discariche, pietanze regionali e conflitti di interesse a Roma.

Roma. Regione Lazio. L’Assessore con delega ai rifiuti Mario Di Carlo, romano de Roma con forte accento trasteverino, è stato costretto a dimettersi dall’incarico. Il motivo riguarda una sua infelice intervista rilasciata al settimanale Reporter che gli ha fatto ammettere il suo conflitto di interesse con il proprietario della più grande discarica privata romana d’Europa. Tralasciando la volgarità del linguaggio adoperato, di per sé indice di una forte scorrettezza istituzionale, dice Di Carlo che tutti sapevano della sua amicizia con il proprietario della discarica e tutti erano a conoscenza del fatto che andavano a mangiare insieme a ristorante il tipico piatto romano della “coda alla vaccinara”, un intruglio di carne di coda di bue grassa all’inverosimile e difficilmente digeribile a uno stomaco normale. E veniamo alla nostra opinione. Ci dispiace parlare di nuovo dei difetti dei romani ma le ragioni delle dimissioni ci impongono di ritornare per l’ennesima volta sulla facilità dei costumi morali e sulla estrema labilità dell'etica della politica romana. E’ scandaloso quello che è successo. Quello che colpisce in questa squallida vicenda non è tanto il conflitto di interesse del Di Carlo che è stato costretto a confessare il suo “peccato di amicizia” col concorrente privato. No! Quello che colpisce è la mentalità romana del tipo: “siccome tutti erano al corrente della mia amicizia con il proprietario della discarica io non ho colpa”. L’assessore romano non comprende che la sua carica è incompatibile con la sua amicizia verso il concorrente privato e che non avrebbe mai dovuto accettare l’incarico a causa di un evidentissimo conflitto di interesse. Come al solito la questione nasce tutte le volte che entrano in ballo i valori dell’onestà, della trasparenza, della correttezza che a Roma sembrano sconosciuti. Ma ciò che è più insopportabile è il comportamento del Presidente della Regione Lazio, pinocchio Marrazzo. Lui sapeva tutto ed ha fatto finta di non sapere nulla. Ha taciuto. Anzi, peggio, ha dato l’incarico di assessore con delega ai rifiuti proprio all’unica persona alla quale non avrebbe dovuto darlo. Più immorale di così … si muore. Qui le dimissioni non devono essere solo dell’assessore, ma soprattutto del Presidente Marrazzo. Ma quelli di centrosinistra non hanno sempre detto che Loro non avrebbero mai potuto commettere gli errori di Berlusconi?

mercoledì 26 novembre 2008

Cattivi maestri e ... vogliamoci bene.

Vladimir Luxuria vince un premio televisivo e il Vaticano informa che nessun Papa ha mai condannato Galileo. Cos’hanno in comune queste due notizie? Sono entrambe sconvenienti, puzzano di buonismo e nascondono qual è il vero problema. Noi non abbiamo nulla contro l’ex parlamentare di Rifondazione Comunista, né contro lo “scoppio” della pace tra la Chiesa Cattolica e la figura di Galileo Galilei. Ma se le notizie hanno un senso e se non vengono strizzate ben bene per far emergere cosa si nasconde sotto, vuol dire che si fa cattiva informazione o, peggio, si nasconde un pezzo di verità. Caso Luxuria. Il problema non è il personaggio Luxuria in se che, detto tra noi, non interessa per niente. Il vero problema è il tipo di televisione e il modello culturale di TV di Stato che si vuole imporre agli italiani. Vertici RAI nominati da politici da strapazzo di maggioranza e opposizione continuano imperterriti a far sfornare alla televisione di Stato una sbagliatissima e offensiva modalità di fare televisione, che è esattamente il contrario di quella che il servizio pubblico con canone dovrebbe fare. La tv dei reality e dei programmi popolari salottieri, dove si riesce a far emergere il peggio dell’animo umano, con una modalità di comunicazione che è semplicemente vergognosa, sia dal punto di vista del rispetto della lingua, sia sul piano della cultura vera e propria, è una proposta demenziale di televisione che fa un male incredibile alle coscienze degli italiani tutti, giovani e meno giovani. Caso Vaticano. I vertici vaticani hanno probabilmente capito l’errore e il danno di immagine prodotti dalla Chiesa cattolica su se stessa da quasi quattro secoli di testarda politica dello struzzo, tesa a nascondere la grave decisione di incriminare e condannare il grande vecchio della scienza italiana: quel Galileo Galilei che tutto il mondo ci invidia. Mai un solo prete, vescovo, arcivescovo, cardinale e papa ha sostenuto in tutte queste centinaia di anni le ragioni di Galileo. La condanna all’esilio e la detenzione ad Arcetri del vecchio scienziato, comminate dal Tribunale della Chiesa cattolica del tempo, è un macigno che pesa terribilmente sulla testa di una gerarchia che lentamente e faticosamente comincia a prendere atto della impossibilità di continuare a negare l’evento così come si è manifestato. E cosa si inventa il Vaticano? Una dichiarazione ufficiale che nega l’esistenza di un qualsivoglia documento firmato da un Papa che mostri la condanna di Galileo. Come dire, siccome non esiste un documento firmato da un Papa allora vuol dire che non ha senso discutere di un evento “fantasma”. E oplà, risolto l’inghippo. Si vuole dire questo? Ma non è più facile riconoscere l’errore, aprire i segreti contenuti negli archivi, farli consultare dagli storici e prendere atto che il fatto non si deve ripetere più, magari inventandosi un premio alla cattolicissima scienza galileiana da attribuire a uno scienziato che fa con i propri studi il bene dell’umanità?

lunedì 24 novembre 2008

Aristotele non ebbe bisogno del computer. Tu che leggi questo post si.

La cultura contemporanea è in crisi. Questo è un dato di fatto. Se si è curiosi non rimane altro che chiedersi perché. Una possibile risposta è che la società contemporanea ha fatto di tutto per perdere il sapere unitario. La vita del mondo agli inizi del XXI secolo è come spaccata in due universi antitetici che fanno di tutto per non riconoscersi l'un l'altro e parlano con vocabolari differenti. I due linguaggi sono quelli relativi all’asse umanistico e all’asse scientifico. Insomma, c’è in atto una ostilità tra umanesimo e scienza che non porta cose buone. In Italia la dicotomia è esasperata di più e sono quotidiani gli attacchi alla scienza che vengono da diverse fonti. Attaccano a testa bassa le Chiese con le loro religioni, la politica, i centri di potere legalizzati e segreti perché temono che se fossero superati gli steccati e le incomprensioni tra le cosiddette due culture, la scientifica e l’umanistica, sarebbero guai per loro e per i loro interessi. Un esempio? Eccolo: i controlli critici ai centri di potere. Saper controllare criticamente i risultati e le metodologie adoperate da chi ci governa, dai politici, dagli industriali e dai centri di potere in generale è fondamentale nella società moderna. La ragione sta nel fatto che la sinergia tra cultura umanistica e cultura scientifica potrebbe creare un forte controllo critico sulle fonti di rischio per la vita sociale e politica delle popolazioni nel mondo. Viceversa, settorializzando il sapere e, soprattutto, fratturandolo si riesce a dividere e a minimizzare i controlli. D’altronde, una delle massime dell’Impero romano per garantire il potere di Roma nel mondo era: “dividi et impera”. Questa analisi impietosa è la conseguenza di due aspetti. La scuola italiana è ormai incapace di formare correttamente e adeguatamente le menti dei nostri giovani non solo perché ci sono deficit di professionalità nei suoi operatori, insegnanti e dirigenti scolastici, ma soprattutto perché è impreparata a una educazione che veda discipline scientifiche e umanistiche concorrere armoniosamente allo sviluppo della personalità dei giovani. Nel mondo della scuola liceale italiana un insegnante di Latino e Greco e un docente di Matematica e Fisica sono degli estranei a tutti i livelli. Non parlano e non si intendono. In secondo luogo manca ancor oggi, dopo decenni di possibili riflessioni, una risposta alla straordinaria domanda che pose alla società mondiale il libro di Charles Snow, Le due culture. Nel maggio del 1970 uscì in Italia, con i tipi di Feltrinelli, il libro con la prefazione di Ludovico Geymonat, il quale diceva che “nessuno può essere, oggi, così cieco da non rendersi conto che l’esistenza di due culture, tanto diverse e lontane una dall’altra quanto la cultura letterario-umanistica e quella scientifico-tecnica, costituisce un grave motivo di crisi della nostra civiltà; essa vi segna una frattura che si inasprisce di giorno in giorno, e minaccia di trasformarsi in un vero muro di incomprensione, più profondo e nefasto di ogni altra suddivisione”. Come uscirne? La separazione delle due culture pone problemi immensi alla società, tra i quali v’è il difficile e complesso problema dell’adeguamento della scuola ai nuovi mezzi di comunicazione, la televisione, internet, la telematica per far si che questi ultimi svolgano coscientemente un ruolo oltre che informativo e d’intrattenimento, anche educativo con l’efficacia delle possibilità comunicative che essi comportano di immediatezza e di presa diretta su chi legge, ascolta e vede. Sfortunatamente, più abbiamo bisogno di integrazione fra le due culture e più i responsabili politici del nostro paese sembrano sordi, totalmente incapaci di mettere mano a progetti di volontà di un sapere unitario e armonico. Pertanto, il futuro che ci attende non è dei migliori. Purtroppo.

domenica 23 novembre 2008

Cellulari in carcere, etica degli avvocati e morale alla deriva.

In una giornata in cui non mancano le notizie importanti da commentare noi scegliamo un tema apparentemente minore. Ma a nostro parere non meno importante. Tutt’altro. Ha a che fare con l’etica dunque è, semmai, “maggiore”, non minore. In ogni caso è un tema non trascurabile in una società in cui alcune categorie professionali, come quella degli avvocati e dei politici, sgranocchiano il tradimento della morale fin da neonati. La notizia riguarda il fatto che a Roma sono stati indagati dalla Procura della Repubblica due avvocati, perché hanno passato di nascosto a due detenuti un cellulare col quale permettevano ai due di “effettuare operazioni illecite finalizzate alla introduzione di sostanze stupefacenti”. La morale? Di stupefacente c’è solo l’idea di scandalizzarsi che uomini di legge che lavorano nel mondo della giustizia commettano ingiustizia e siano immorali. Questa notizia fa pendant con l’altra, già affrontata in un nostro precedente post, della collusione di avvocati meridionali con le organizzazioni criminali. A Trapani, scrive il giornalista Alfio Sciacca, un avvocato siciliano si vantava di avere contatti con un boss latitante ricercato da tutte le forze dell’ordine e mai catturato. L’avvocato è finito in manette perché si adoperava di reperire prestanomi a cui affidare imprese controllate dalle cosche. Cosa volete di più per non giudicare marcia una società in cui si assiste quotidianamente alla caduta delle barriere etiche e morali di uomini di legge, i quali pur di fare denaro ed avere successo venderebbero l’anima al diavolo? E il Ministro della Giustizia, tale Angelino Alfano - del partito pro-prescrizione, pro-amnistia e pro-amici del Presidente del Consiglio Silvio Berlusconi - che vuole favorire i carcerati mediante una soluzione geniale di tipo berlusconiano? In cosa consiste? Si tratta di “mettere alla prova” il delinquente che subisce un processo con un meccanismo ridicolo a lui favorevole che è, in pratica, una sospensione del processo e una preordinata estinzione del reato qualora egli accetti di fare un lavoro socialmente utile? Ma va là! Queste buffonate sono solo la conferma della deriva etica di una società che è sempre più piena di affaristi e lobbisti sempre assolti.

venerdì 21 novembre 2008

Fegati, epatologi e fregature colossali.

Il Senatore Riccardo Villari del PD, napoletano doc come il suo maestro Totò, l’ha fatta veramente grossa. Per battere l’insuperabile e ineguagliabile attore, celebre per essere riuscito a vendere il Colosseo all’ingenuo italo-americano Decio Cavallo, ha pensato bene di dare la sua disponibilità a Berlusconi di essere eletto Presidente della Vigilanza RAI, salvo poi a non dimettersi quando i due schieramenti, di maggioranza e di opposizione, glielo hanno chiesto. Adesso gongola, perché oltre al prestigioso incarico che non intende mollare (di per sé vale la vendita di un Colosseo), avendo rovinato il fegato all’intero staff dirigenziale del PD di Veltroni e adesso anche a quelli della maggioranza, potrà aspirare anche al nuovo incarico di “epatologo ufficiale del Parlamento” (che equivale alla vendita di un altro Colosseo). Chi meglio di lui può risolvere i problemi “di fegato” di Veltroni e Berlusconi?

mercoledì 19 novembre 2008

Radicalismi intransigenti da evitare e moderazioni liberali da favorire.

Com’è noto questo blog si è sempre caratterizzato in rete per una originalità che lo ha sempre contraddistinto nel panorama dei blog nazionali. L’originalità consiste nell’essere stato sempre e sistematicamente contro la disonestà, nell’accettare il principio che le linee politiche della maggioranza e dell’opposizione possono essere entrambe controproducenti all’interesse dei cittadini quando si confrontano per escludersi l’un l’altro o, peggio, quando fanno gli interessi illeciti di alcuni dei loro grandi elettori (lobbies, criminalità organizzate, collusioni politiche con le varie mafie, etc.), nel rifiutare l’estremismo ideologico e, infine, nell’accettare l’idea che è interesse dei cittadini che i politici di schieramenti avversari si debbano sforzare di collaborare insieme su alcuni temi di interesse nazionale come fanno spesso i leader politici all'estero. Si può non essere d’accordo su questo assioma, ma noi la pensiamo così. Fuor di metafora, siamo dell’idea che Berlusconi e Veltroni dovrebbero trovare un terreno comune di intesa su molte questioni di interesse nazionale e che il proporre politiche del “tanto peggio, tanto meglio” ha l’obiettivo di sfasciare tutto con conseguente danno per i molti, ricchi e poveri, lavoratori e disoccupati, etc. Siamo al corrente che la nostra posizione è ferocemente avversata da una doppia cordata di estremisti della politica. A sinistra e a destra non ci possono soffrire. Per loro, per questi puristi della specie, massimalisti di sinistra e nazionalisti di destra, esiste solo un obiettivo: la tenzone, ovvero il confronto duro e, al limite, la violenza. Sono questi alcuni ingredienti del male che sinistra e destra hanno prodotto alla nazione dal ’68 ad oggi. Terroristi di sinistra e stragisti di destra hanno portato lutti e sofferenze a non finire tra gli italiani. Nonostante sia trascorso un cinquantennio sono sempre in azione, con il loro armamentario di violenze verbali e non, sostenuti da alcune categorie ideologiche che spaziano dal trozkismo velleitario dell’estremismo di sinistra alle frange neofasciste del tifo calcistico dell’estrema destra. Spesso alla base dell’insipienza dell’azione politica di questi novelli Savonarola c’è l’estremismo come bene assoluto. Un esempio recente ce lo offre Claudio Magris a proposito del Sindaco di Roma Alemanno, che ha affermato che “la Croazia non può entrare nell’UE se non riconosce prima lo scempio delle foibe che è avvenuto sul suo territorio”. Orbene Alemanno, a parte alcune inesattezze in questo e in quasi tutti i suoi interventi estremisti da neo-sindaco, innesca micce pericolose sul nazionalismo dei molti neofascisti svincolati dal ghetto ideologico in cui sono rimasti nel dopoguerra perché aiutati da Berlusconi e dal suo partito. Sarebbe “cosa buona e giusta” che il Sindaco di Roma aggiustasse più buche nelle strade di Roma ed evitasse discorsi incendiari che hanno, insieme all’estremismo di sinistra, un solo scopo: spostare lo “scontro della politica” in “politica dello scontro”. Noi non asseconderemo questo progetto, anche perchè la nostra posizione ottiene una chiara conferma nella nomina di Sergio Zavoli a Presidente della Vigilanza, superando quella che è possibile chiamare la "burla degli estremismi", cioè che "se tu mi proponi un massimalista (Orlando dell'Idv) io ti nomino un finto presidente del tuo partito (Villari del PD)". Come si vede, su materie di interesse nazionale è possibile trovare soluzioni condivise col massimo di soddisfazione se si persegue l'interesse generale. A patto però di isolare gli estremisti.

martedì 18 novembre 2008

Regine, record di permanenza sul trono e incapacità dei figli di oggi a rassomigliare alle madri.

In Gran Bretagna la Regina Elisabetta ha fatto capire che è possibile che Lei in un prossimo futuro, diciamo fra cinque anni, possa abdicare a favore del figlio Carlo, che diventerebbe re ad "appena" sessantacinque anni. La Regina, che ha attualmente ottantadue anni, ha però parlato al condizionale. La ragione è, in our humble opinion, che a quell'età il suo record di permanenza sul trono più importante del mondo sarebbe impossibile a chiunque batterlo. Noi non siamo d'accordo. Maestà, please, rimanga ancora un po'. La sua presenza sulla Terra non può essere conciliabile diversamente. Ci ascolti e rimanga ancora qualche altro decennio. Il Principe Carlo, purtroppo, non ha ancora l'età.

sabato 15 novembre 2008

Docenti, studenti, politici e demerito.

Ci fa piacere che Giovanni Sartori, sul Corriere della Sera di ieri, abbia detto sulla scuola le stesse cose che noi abbiamo ripetutamente scritto su questo blog molte volte. Quali cose? Si tratta del giudizio complessivamente positivo che ha dato dei provvedimenti del Ministro Gelmini. Noi ci permettiamo di aggiungere che questi provvedimenti ci sembrano il minimo indispensabile. Altro deve essere aggiunto, e in modo rivoluzionario, al paniere della riforma di una scuola che ha fatto del pansindacalismo il motore della distruzione della qualità della sua offerta formativa. Ma ecco l’elenco delle tre cose dette da Sartori che considera vantaggiose.
1) Giudizio positivo sul ripristino del maestro unico;
2) Giudizio utile sul ripristino dei voti espressi in numeri;
3) Giudizio necessario sul ripristino del voto di condotta.
Dice Sartori: «i maestri non debbono rimanere indifesi; gli studenti che vanno a scuola per studiare non devono essere danneggiati dai cattivi studenti; e nessuna organizzazione del mondo può funzionare senza incentivi e punizioni, senza premi e sanzioni. Invece la scuola è stata sfasciata da una pedagogia senza punizioni». Siccome il centrosinistra e il suo sindacato di riferimento, ovvero la CGIL, dicono che tutto quello che sta facendo la Gelmini è sbagliato, secondo la logica deduciamo che per il PD:
1) i maestri devono rimanere indifesi da un bullismo e da una contestazione scriteriata che sta mandando in malora la scuola;
2) gli studenti che vanno a scuola possono essere danneggiati dai cattivi di turno;
3) che la scuola come organizzazione funziona bene senza incentivi e punizioni, senza premi e sanzioni.
E’ questo che vuole la pedagogia rovinosa del PD? Assurdo. Semplicemente assurdo. Coi governi Prodi è stata messa in atto la strategia di distruzione della scuola pubblica. Coi primi governi Berlusconi (ve li ricordate quei mediocri e modesti ex-ministri della PI Francesco D’Onofrio e Letizia Moratti?) l’attacco all’autorevolezza della scuola ha prodotto consistenti risultati. Adesso raccogliamo i cocci. Diciamo la verità: il governo Berlusconi fa acqua da tutte le parti sul piano dell’etica ma l’opposizione fa altrettanto sul piano della politica scolastica. Non si era mai vista una forza politica che si dichiara moderata e riformista proporre una politica scolastica massimalista che piacerebbe molto agli ex-rifondaroli di Bertinotti. Vai a capire la logica di tutto questo dilettantismo. Noi non siamo della teoria del "tanto peggio, tanto meglio". Noi apparteniamo alla categoria di coloro che ritengono sbagliata l'idea che bloccare la scuola con proteste eccessive, bloccare il trasporto aereo con scioperi selvaggi, occupare abusivamente i binari dei treni, etc. sia cosa sbagliatissima. Noi siamo con quella mamma che a proposito di minoranze rumorose ha scritto: "i miei tre figli non hanno partecipato ai cortei studenteschi, nè hanno fatto sciopero. La loro protesta è stata quella di studiare con maggiore impegno del solito. Ma di questi giovani i media non si occupano, dando risalto solo alla minoranza rumorosa e inconcludente". Alla signora Anna Malinverno noi diciamo magari avessimo più studenti come i suoi figli. Il futuro dei giovani sta nello studio e non nelle proteste inconcludenti e sbagliate. E poi il PD si chiede come mai Berlusconi ha preso tutta quella cascata di voti alle ultime elezioni. Certo, con il dilettantismo e la malafede in materia di politica scolastica, Berlusconi continuerà a fare il buono e il cattivo tempo ancora per secoli. Come fargli capire, per esempio, che sta sbagliando a tagliare i fondi per la cultura e l'arte? Perchè il suo governo, come quello spagnolo, non riduce le spese di cento milioni di euro e li investe nella cultura? E poi dicono che ci sono i buoni e i cattivi. La verità è che qui in Italia esistono solo i cattivi. I buoni sono solo oppressi ed emarginati.

venerdì 14 novembre 2008

Per favore, che cada il silenzio sulla storia della povera ragazza in coma da 16 anni.

La Corte di Cassazione ha ieri sentenziato che la famiglia della giovane Eluana Englaro può sospendere l’idratazione. Il padre Sig. Beppe (nella foto con la figlia) ha detto che gli ultimi 16 anni della sua vita si possono sintetizzare in una breve e terribile frase: “libertà a vivere e non condanna a vivere”. Bisognerebbe che i media e i soggetti politici e religiosi facessero silenzio, rispettando il dolore della famiglia. Ma temiamo, purtroppo, che non sarà così.

giovedì 13 novembre 2008

La nave affonda e mentre i topi ballano i parlamentari continuano a non eleggere il Presidente della Vigilanza RAI.

In Parlamento, dopo la quarantesima votazione a vuoto, la Commissione Vigilanza Rai non ha ancora il suo Presidente. In nessun Parlamento del mondo si impiega quaranta sedute e non si riesce a eleggere nessuno. Fin qui sarebbe "normale" in un paese come l’Italia e scandaloso in tutti gli altri paesi. Ma la sceneggiata non finisce qui. Va oltre. Diventa anche beffarda. E siccome oltre il danno, in genere, c’è la beffa ecco l’assurdo teatro politico portarci all’ultimatum della maggioranza all’opposizione: «se non volete farci eleggere un vostro candidato, noi voteremo un vostro parlamentare». Capite l’assurdo? L’opposizione vuole che si elegga un proprio candidato e la maggioranza vuole eleggere un loro parlamentare. Ecco la conclusione. Delle due l'una: o non c'è alcun candidato che ha i requisiti per l'elezione oppure è tutta una pagliacciata. In entrambi i casi esce fuori un verdetto di bocciatura totale per il sistema politico italiano. Incapacità, veti, pugnalate alle spalle sembrano essere riti normali per una classe politica imbelle che dovrebbe fare le valigie in massa e lasciare il campo ad altri, diversi nel dna e forse anche nei cognomi. Ma la fortuna dei Sigg. Onorevoli è tanta che con lo sciopero dell'Alitalia si impedirebbe loro di essere sbattuti fuori dal paese come persone non grate. E alla fine dello sciopero, con gli aerei stracarichi, i molto onorevoli parlamentari rientrerebbero subito in Italia. Come? Anche con barconi degli immigrati. Lo stipendio è buono e abbondante.

martedì 11 novembre 2008

Piloti e hostess Alitalia all’opera: come ti distruggo un paese.

I piloti e le hostess dell’Alitalia continuano a protestare bloccando il trasporto aereo a Fiumicino e Malpensa. Si tratta di un film già visto tante, troppe volte. Non se ne può più dei soprusi a ripetizione che si verificano nel mondo dei trasporti aerei. Come cittadini siamo stufi di essere ricattati dalla mattina alla sera. Siamo ansiosi di essere un paese normale, in cui tutti i servizi funzionino con continuità ed efficienza. Vogliamo essere una nazione normale come le altre in Europa. Di grazia è possibile o no? Maggioranza e opposizione si mettano d’accordo e impediscano ai pochi facinorosi la distruzione del trasporto aereo e dell’immagine dell’Italia all’estero. Ne va della nostra stessa sopravvivenza. Ah! Dimenticavamo. Come cittadini siamo per il diritto di sciopero. Ma con una clausola: che gli scioperi possono essere indetti solo dopo la consultazione dei lavoratori di quel comparto con un voto di maggioranza assoluta. Senza il 51% non si può scioperare. Altrimenti la democrazia si trasforma in anarchia. Di grazia, chiediamo troppo?

lunedì 10 novembre 2008

Miscele esplosive a Napoli e dintorni tra angeli, arcangeli e mistiche cattoliche.

L’ex ministro dell’Ambiente del governo Prodi, il verde Pecoraro Scanio ha ammesso che è vero che l’Angelo Custode sulla Tav lo ha aiutato. Ha aggiunto poi che è credente, va a messa, ha donato una statua di san Michele Arcangelo a un Convento e che è un teorico medievale sostenitore degli Angeli. Questo il semplice fatto che commenteremo oggi con le nostre libere opinioni. Dunque, l’ex Segretario del partito dei Verdi, uno dei principali responsabili del crollo politico e di immagine dell’ammucchiata rosso-verde del precedente governo di sinistra ha finalmente ammesso la sua verità. E il governo Prodi voleva battere Berlusconi alle elezioni con individui del calibro di Alfonso Pecoraro Scanio? Ma va là. Via! Ma come si può pensare un’idiozia del genere? Noi ci rallegriamo per la fede e la tempra mistica di Pecoraro Scanio. D’altronde, è in buona compagnia con l’ex Governatore della Banca d’Italia Antonio Fazio, che è anche lui un credente e teorico di mistica medievale. Guarda tu che coincidenza. Peccato che entrambi abbiano avuto frequentazioni poco conciliabili con il credo cattolico, soprattutto nelle loro amicizie con alcuni furbetti del quartierino.

domenica 9 novembre 2008

Non diamo a Cesare quel che non è di Cesare.

Il Ministro della P.I. del governo Berlusconi ha presentato in Parlamento il decreto che modifica alcuni aspetti del funzionamento dell’Università. Apriti cielo. E’ successo il finimondo. Proteste, cortei, manifestazioni. Insomma, una reazione sproporzionata, inutile e dannosa. Perché? Noi pensiamo che la sinistra non sia ancora pronta per governare questo paese, perché sembra sia ancora ferma a prima della caduta del muro di Berlino. I suoi sembrano atteggiamenti settari, da immobilismo ideologico, sterili, che non propongono alternative valide in grado di contrastare l’azione del governo. In poche parole, la sinistra ancora non è uscita dalla sconfitta elettorale inflittale da Silvio Berlusconi appena sette mesi fa. E passiamo alle nostre opinioni in merito al post di oggi. Com’è noto, in questo blog, noi non abbiamo mai avuto pregiudizi o tabù verso chicchessia. Per noi, il centrosinistra e il centrodestra sono due schieramenti pari sul piano della dialettica politica. Noi giudichiamo solo con il metro della efficacia e della rettitudine delle proposte politiche e dei relativi comportamenti politici. Dunque, non ci si aspettino preclusioni verso nessuno. Discutiamo pertanto, brevemente, di questa riforma universitaria, tenendo fuori le questioni ideologiche. Lo facciamo a modo nostro, con modalità pragmatica e concreta, mediante tre brevissime analisi. Lo scopo è quello di far emergere la stupidità della posizione del centrosinistra sulla “questione Università”.
Ecco in sintesi il senso del “decreto Gelmini”.
1) Più borse di studio agli studenti meritevoli;
2) Più premi per gli atenei virtuosi e più penalizzazioni agli atenei che sperperano il denaro;
3) Più trasparenza e correttezza nella nomina dei componenti delle commissioni d’esame.

Analisi dei tre punti.
-Nel primo caso tutti gli studenti meritevoli ma privi di mezzi saranno aiutati e non solo economicamente a studiare nel loro percorso di formazione. Vi sembra poco? Se si è contrari a questo aspetto vuol dire che si è scopertamente in malafede. Vuol dire che si ha un’idea dell’Università che è fuori dalla logica o, peggio, si è mascalzoni nell’affermare che questa norma è sbagliata. Vorrebbe dire sostenere la tesi di quegli studenti fuori corso a vita, che hanno finora vissuto come parassiti nelle varie facoltà, sfruttando le cariche politiche universitarie e facendo politica, spesso violenta, nelle piazze. Lo studente deve studiare, perché l’Università è un luogo di cultura e di studio e non un posto dove si fa violenza e ideologia.
-Nel secondo caso le Università con bilanci in perdita non potranno più bandire concorsi per docenti e personale amministrativo. Vi sembra poco? Per esempio l’Università di Messina ha acquistato recentemente un quadro pagandolo 80000 euro per abbellire una sala. E’ o non è uno scandalo e uno spreco di denaro pubblico?
-Il terzo caso è il più interessante sotto il profilo del metodo, che evidenzia una sconcertante e personalissima concezione della sinistra nel difendere la morale e l’etica del mondo universitario. Si tratta della più clamorosa conferma dell’idea che la sinistra, invece di privilegiare le norme etiche nei criteri di assunzione, in realtà le contrasta. La norma contenuta nel decreto è una norma anti-imbroglioni perché viene ostacolata in modo consistente la pratica del nepotismo nelle assunzioni clientelari del personale all’Università! Finora l’attuale legge, che non è mai stata modificata da alcun governo di centrosinistra, compresi i due governi Prodi e quello di D’Alema, prevede che le commissioni vengano formate con i voti dei baroni i quali dopo aver nominato gli amici degli amici come commissari di concorso hanno il via libera per pilotare l’assunzione di figli, nipoti, pronipoti, cugini, etc. Vi sembra poco avere eliminato questa prassi con la modifica che le commissioni devono essere nominate per sorteggio? Certo il metodo del sorteggio non è il più perfetto. Ma intanto è meglio iniziare con questo. L’importante è cominciare a svuotare l’acqua dall’acquario dove nuotano a loro agio gli imbroglioni di professione. Il resto si vedrà.Concludiamo con una domanda: “perché queste tre semplici regolette non sono state approvate in Parlamento dai governi di centrosinistra”? Non sapete rispondere? Rispondiamo noi al posto vostro, con una provocazione: perché il centrosinistra, di cui l’attuale Pd è la parte più consistente, si oppone da sempre alla politica del merito nella scuola e nell’Università! Solo gli arroganti e i demagoghi possono sostenere che le tre norme del decreto Gelmini facciano male all’Università italiana. Che poi il centrodestra e Silvio Berlusconi abbiano grandi responsabilità in altri settori normativi e legislativi, per chi segue questo blog, non è un segreto. Lo abbiamo affermato tante volte e continueremo a sostenere l’idea che un governo deve manifestare negli atti legislativi morale ed etica senza le quali non c’è alcuna idea di giustizia e di imparzialità. Ma qui interessava dire ciò che abbiamo detto. E con chiarezza.

sabato 8 novembre 2008

Gli italiani che volano, tra piloti furbacchioni e industriali che fanno affari.

Finalmente qualcuno che parla chiaro! Il Presidente di CAI, Roberto Colaninno, ha detto che la “vertenza” piloti all’Alitalia è chiusa e non avrà altri sviluppi assistenziali. Piloti e hostess riceveranno una chiamata diretta. Chi rifiuterà l’assunzione nella nuova compagnia Alitalia, alle condizioni del nuovo contratto di lavoro, perderà il posto! Questi i fatti e passiamo alle nostre opinioni. Finalmente qualcuno che ha il coraggio di assumere una posizione netta, chiara e fuori dalla logica dell’ipocrisia in una vertenza sindacale. Roberto Colaninno ci ha fatto sempre antipatia. Da tempo lo abbiamo giudicato un industriale che fa i soldi perché sa sfruttare le occasioni, come nel caso attuale della nuova Alitalia. Ma ha mostrato coraggio. E di questi tempi un privato che rischia i propri soldi è da sostenere. Alla faccia dei furbacchioni dei piloti e delle belle hostess nostrane che volevano ricattare anche la nuova Alitalia, dopo aver piegato alla logica assistenziale la vecchia e averla munta a piacimento con i soldi degli italiani.

giovedì 6 novembre 2008

Il Diritto: una scienza o un mito?

Non offendere mai i sentimenti più profondi degli altri. E’ questa una massima che abbiamo sempre rispettato. Pensiamo che tutti gli esseri umani del mondo possono e debbono essere criticati, ma che essi hanno anche l’analogo diritto di essere rispettati, soprattutto nelle convinzioni personali più profonde. Per questo non abbiamo mai offeso chicchessia. Non abbiamo mai offeso i credenti di qualunque fede religiosa, non abbiamo mai offeso i cittadini che votano qualunque partito politico, né coloro i quali hanno il colore della pelle differente o appartengano a razze e/o sessi differenti. Questo però non significa che noi non abbiamo il diritto di critica. Anzi. In questo blog, per esempio, il Vaticano e la Religione cattolica sono state alcune volte un bersaglio politico in cui abbiamo esercitato il nostro diritto di critica. Lo stesso per il partito di Berlusconi e di quello di Veltroni. Oggi vogliamo promuovere una critica (facile in verità) contro la magistratura o, meglio, contro la cosiddetta “scienza giuridica” che a nostro parere di scienza ha veramente poco, almeno nel senso classico del termine. La ragione è che la casta dei magistrati ha enormi responsabilità nel “fare” giustizia e spesso ha preso provvedimenti al limite della sopportazione umana. Ecco una perla che vogliamo raccontare e che la dice lunga sull’idea che il Diritto è una scienza. I giornali hanno dato rilievo a un fatto curioso avvenuto negli Stati Uniti che mette in luce un’idea balzana della giurisprudenza. Qualche mese fa un Signore, certo Ernie Chambers, senatore del Nebraska, voleva portare Dio in tribunale per ragioni che a suo parere attengono alla diffusione sulla Terra da parte divina di paure, guerre, terrore, etc. Il giudice ha respinto la richiesta di avvio di un procedimento con la singolare motivazione che ”l’Onnipotente” non ha indirizzo. Cioè, la ragione giuridica per la quale non si può processare Dio da un tribunale umano è che “è impossibile notificare l’atto di accusa perché non esiste un indirizzo ufficiale dell’accusato”. Lasciamo perdere gli sviluppi della singolare e bizzarra richiesta, sostenuta dall’avvocato difensore del senatore statunitense che ha tentato di fare appello perché se Dio è, come dicono, onnisciente allora è inutile avere o meno l’indirizzo di residenza e passiamo alle conclusioni che, come al solito, sono basate sulle nostre opinioni. La scienza giuridica ha chiuso il problema sopra citato non con la motivazione che ci si sarebbe aspettati dicendo che essendo il Diritto una cosa seria il querelante non aveva il “diritto” di far perdere tempo alla giustizia. Perché di questo si tratta. In migliaia di cause nei tribunali, soprattutto in Italia, si impiegano anni per decretare se un querelante può querelare o meno la controparte perdendo tempo prezioso, sprecando energie e deridendo l’idea stessa di “scienza giuridica” a causa di processi che durano anni e anni. La poca serietà sta nella incapacità della giustizia di tutelare i più deboli nei processi perchè non delibera in tempi brevi. L'unica Scienza che consideriamo tale è quella il cui metodo è stato inventato da Galileo agli inizi del '600. Per essere chiamata tale la scienza galileiana deve soddisfare tre requisiti: essere quantitativa (contano solo i numeri), esplicativa (contano solo le spiegazioni che utilizzano la Logica e la Matematica) e predittiva (debbono essere possibili le previsioni) altrimenti non è scienza. L’idea che il processo a Dio non si possa fare perché non si conosce il suo indirizzo è la peggiore delle idee possibili per far passare il messaggio che il Diritto è una scienza. E’ solo esercizio inutile di distruzione di intelligenza umana, di inutile perdita di tempo e fattore di perenne ingiustizia a favore dei più potenti e dei più ricchi. Nella giurisprudenza i tre fattori epistemologici sopra riportati non hanno diritto di cittadinanza perchè l'anarchia delle sentenze manda all'aria il concetto stesso di scienza. Dov’è andata a finire la saggezza di un Salomone che in pochi minuti riusciva a convincere le parti della bontà della sua sentenza? Almeno quella di Salomone aveva il pregio di essere saggia. Quella attuale non ha neanche questo. Ahi, Giustizia, sei madre non di fatti ma di miti. Altro che scienza.

martedì 4 novembre 2008

Inghilterra: via il Natale e vai con la Festa della Luce d’Inverno.

Nella storia dell’uomo nessuna festività è più universale del Natale. In moltissimi paesi del mondo si dice: “Sretan Bozic”, “Glædelig Jul”, “Gajan Kristnaskon”, “Maligayan Pasko”, “Nadolig Llawen”, “Kala Christouyenna”, etc. che significano tutte “Buon Natale” in lingue poco conosciute. In inglese si dice “Merry Christmas”. Dal prossimo 25 dicembre non lo si dirà più così, perché ad Oxford la frase è stata cambiata in “Buona Festa della Luce d’Inverno”! Non ci credete? Eppure è così. Nella corsa al nuovo, si sa, gli inglesi sono sempre stati maestri. Precursori di mode, di scoperte, di stili di vita, di successi, persino anche di divorzi (come quello famosissimo di Enrico VIII) in tantissimi campi gli inglesi sono stati i primi. Lo riconosciamo e diamo loro il merito di avere imboccato spesso la strada dell’innovazione facendo da apri pista agli altri popoli. Gliene siamo grati. Ma adesso hanno esagerato. E si sa che le esagerazioni sono un pessimo viatico. Testardi come sempre si sono inventati “La Festa della Luce d’Inverno” al posto del Natale. Per compiacere i musulmani e i seguaci delle religioni asiatiche il Consiglio Comunale della città di Oxford ha deciso di cancellare la parola Christmas (Natale) dalle celebrazioni di fine anno sostituendola con Winter Light Festival. Non sanno che quando si esagera si rischia di diventare ridicoli. Abbiamo l’impressione che questa volta sarà un flop.

lunedì 3 novembre 2008

Nuova nomina a giudice costituzionale: imparziale o ammazzasentenze?

Finalmente Camera e Senato hanno eletto il bresciano Giuseppe Frigo a nuovo giudice costituzionale. Siamo contenti che un tassello così importante del mosaico istituzionale sia stato inserito al posto giusto. L’avv. Frigo è una persona a modo. La nostra opinione, questa volta, la riportiamo sottoforma di domanda. Due per l’esattezza. Era proprio necessario far trascorrere inutilmente quasi un anno di tempo per eleggere un giudice alla Consulta? Siamo proprio sicuri che sia stata eletta la persona giusta? La prima domanda riguarda il metodo. Maggioranza e opposizione si sono resi conto che hanno fatto perdere al paese tempo, energie e risorse pregiate per aver fatto trascorrere invano e improduttivamente un anno? Il loro è stato o non è stato un atteggiamento meschino di bieco calcolo di interesse? Si o no? Noi pensiamo di si perché la ragione di questo tira e molla è stata, com’è noto, il tentativo disonesto di scambio delle poltrone di giudice costituzionale con quella di presidente della Rai. E’ morale tutto ciò? La seconda domanda riguarda il merito. Noi siamo dell’opinione che l’avv. Frigo sia una persona onesta e preparata. Ma abbiamo alcune riserve sulla sua figura di giudice. E’ stato per molti anni una figura sovraesposta, sollevando dubbi per un suo presunto modo di essere esageratamente ipergarantista e per essere stato avvocato difensore del Presidente del Consiglio Berlusconi. Due esperienze che consideriamo negative. La prima perché la nomina di un giudice ipergarantista può confermare la tendenza della logica assolutoria e buonista della magistratura italiana, come nel caso recentissimo e scandaloso in cui la magistratura ha chiesto l’archiviazione dell’inchiesta aperta nei confronti della coppia di direttori responsabili dell’accordo effettuato sottobanco da Rai e Mediaset ai danni dell’informazione. In pratica, la coppietta, per ritardare la diffusione dei dati sulle elezioni politiche, si sono messi d’accordo con una telefonata che li impegnava a coprire la notizia per un po’ di tempo. Un maxi-inciucio di dimensioni planetarie. Sul secondo aspetto tacciamo per bontà d’animo perché di questa esasperante e immorale storia del conflitto di interessi di Berlusconi non se ne può più.

domenica 2 novembre 2008

Benedetto XVI: la fede e la scienza sono compatibili.

Contrordine fedeli. L’evoluzionismo darwiniano non è il peccato e il creazionismo intelligente non è detto che sia da preferire. Queste singolari parole del Papa in Vaticano, alla presenza del famoso astrofisico inglese Stephen Hawking venuto a Roma a per partecipare ai lavori della Pontificia Accademia delle Scienze, costituiscono una grande novità. Osiamo dire che si tratta di un cambiamento a 180° che apprezziamo. Diciamo chiaramente che non ce lo aspettavamo. Il Papa, contrariamente alle volte precedenti e in controtendenza con i suoi ultimi polemici interventi contro la scienza, ha rimesso in moto l’orologio della verità scientifica dopo averlo spento per qualche settimana. Dunque, adesso vi è piena compatibilità tra fede e scienza e “la verità scientifica è essa stessa una forma di partecipazione della verità divina”. Sono parole del Papa. Se vi sembra poco questo, allora lasciate perdere scienza e religione e parlate d’altro. Perché Benedetto XVI abbia in precedenza polemizzato con gli scienziati rifiutandone qualsiasi ruolo veritativo non ci è chiaro. Probabilmente in queste settimane si è informato meglio sul ruolo corretto che la scienza svolge nello studio del nostro universo. Fatto sta che si è ripreso bene. Siamo un po’ disorientati ma anche soddisfatti di questo recupero di credibilità del Papa tedesco. Novello figliol prodigo accettiamo volentieri le dichiarazioni rilasciate. La conclusione è che questi interventi a zig zag del Papa confermano la nostra teoria che i due "universi", quello della fede e quello della scienza, possono correre parallelamente ma ognuno nel proprio rispettivo campo senza invadere quello dell’altro. In ogni caso, con queste parole, si pensa e si spera che si sia chiusa la stagione delle dichiarazioni ondivaghe della Chiesa cattolica nei confronti della scienza perchè, a sentire Benedetto XVI, la scienza per la religione possiede un fattore di senso, come d’altronde aveva detto lo stesso Galileo, scienziato cattolico, che ha sempre parlato della scienza come del grande libro della natura. Ne prendiamo atto.

sabato 1 novembre 2008

La TV specchio della crisi del paese.

E’ la TV che rende insulsi gli italiani o sono gli italiani che producono una TV becera e banale? Si potrebbe partire da questa domanda per parlare malissimo della “madre di tutti i difetti” degli italiani, cioè della TV. Siamo del parere che “questa” TV sta ottundendo le menti degli abitanti del Bel Paese. Urgono provvedimenti e, soprattutto, è impellente che appaia all’orizzonte chi dovrà intervenire in questa ultima rivoluzione copernicana per riportare la TV alla sua naturale funzione di trasmettitrice di cultura e di veicolo di buona comunicazione. Veltroni? E’ troppo impegnato a costruire il suo PD. D’Alema? E’ troppo preso dalla sua creatura giornalistica Italianieuropei. L’attuale Presidente della RAI, Claudio Petruccioli? Difende l’Azienda con testardaggine sinistrorsa. Silvio Berlusconi? E’ uno dei principali responsabili del degrado televisivo italiano. L’ex Sindaco di Roma nonché ex ministro dei Beni culturali Rutelli? Non ne parliamo proprio. E allora chi? Partiamo dai dati. Dice il Presidente dell’Autorità per le garanzie nelle comunicazioni Corrado Calabrò che la TV italiana “per i livelli di banalità e volgarità (come i tanti reality che affollano i palinsesti delle TV in prima serata) è al di sotto di altre televisioni europee e il divario rispetto alle emittenti dell’UE è crescente”. Giudizio tranciante e definitivo. Domanda: è vero o non è vero che trasmissioni televisive come i reality e programmi analoghi hanno involgarito, banalizzato e diseducato gli italiani? Assolutamente si. Vuoto di idee, volgarità, insipienza, addirittura bestemmie in diretta sono alla base dei comportamenti diseducativi di questa RAI TV, che è poi la RAI degli ex comunisti e/o dei filoberlusconiani. I due schieramenti, ora l’uno ora l’altro, se la palleggiano passandosela di mano a ogni legislatura. Parallelamente, c’è l’universo Mediaset in cui la insulsaggine, il conformismo, l’adulazione per il Signore di Arcore e, soprattutto, l’idiozia di una TV delle veline fa pendant con quella della RAI. Ma allora perché pagare il canone? Se si voleva inseguire Mediaset sul terreno commerciale della Audience perché mantenere un balzello come il canone? Perché dobbiamo pagare una tassa per vedere il “modello Mediaset” nella TV di Stato? La nostra proposta è semplice: bisogna copiare integralmente la TV della Svizzera Italiana. In-te-gral-men-te. Il Garante suggerisce di privilegiare programmi su teatro, concerti, mostre, musei, attività artistiche, sport (tutti gli sport non solo il calcio), finestre di attualità nel mondo, programmi di lingua, di scienza, etc. per ricreare le condizioni culturali ed educative in grado di migliorare la capacità intellettuale dei cittadini. Finché ciò non verrà fatto il paese è costretto a vivere nel tugurio delle ristrettezze culturali. La colpa è, come al solito, di una destra becera e di una sinistra traditrice di speranze e di vita. Chi, dunque, potrà salvare il Bel Paese dall’invadenza e dalla cafonaggine di questa TV? Il pericolo è che non c’è alcun "Salvatore" all’orizzonte. Siamo soli a dover combattere con gli scemi programmatori de Il grande fratello e dell’Isola dei famosi. Purtroppo.

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