domenica 30 maggio 2010

Quando i fatti contraddicono i falsi annunci.

Il Presidente del Consiglio Silvio Berlusconi ha comunicato la manovra economica per superare la crisi finanziaria che si è abbattuta sulle economie dei paesi della zona-euro. La sua pesante ricetta di 24 miliardi di euro è: “noi non mettiamo le mani nelle tasche degli italiani”. In realtà le mani nelle tasche degli italiani, il Nostro, le mette, eccome! solo che le mette nelle tasche sbagliate. Silvio Berlusconi le mani le mette pesantemente sugli stipendi degli statali e sulle fasce più deboli e indifese dei milioni di italiani che hanno sempre pagato le tasse: dipendenti pubblici, pensionati, gente onesta e disoccupati. Le mette anche, in modo sbagliatissimo, addirittura sui portatori di disabilità, ai quali ha alzato la soglia di invalidità per usufruire degli aiuti di legge. Grave? Si, per noi, è molto grave. Ma è ancora più grave lo schiaffo di un altro Berlusconi, il Piersilvio, secondogenito di letto della prima moglie, che negli stessi momenti in cui il padre-Sultano annuncia la stretta economica e la stangata sui più deboli, Lui, giovane e ricco rampollo della dynesty berlusconiana, che fa? Si compra una barca di 18 000 000,00 di euro. Di-ciot-to mi-lio-ni di euro. Alla faccia dei sacrifici degli italiani. E, naturalmente, il tutto condito dall’assordante silenzio dei nostri Eminentissimi et Infallibilissimi Cardinali di Nostra Santa Romana Apostolica Chiesa Cattolica. Vero Carissimi? Quanto dobbbiamo ancora aspettare per sentire dire da Voi, a chiare lettere, che da oggi gli togliete il potente ombrello elettorale che lo rende così forte in Parlamento tanto da farsi le leggi su misura?

lunedì 24 maggio 2010

La marginalità della lingua italiana.

Oggi vogliamo parlare male di tutti i politici italiani che ci governano e che ci hanno governato. In principio fu la sinistra a governare e adesso è la destra a fare il bello e il cattivo tempo. Entrambi gli schieramenti hanno la stessa responsabilità, ma chi attualmente sta al governo ne ha di più, perché potrebbe fare ma non fa. Il fatto di cui ci interessiamo in questo post riguarda la marginalità della lingua italiana nel mondo e, fatto ancor più grave, l’assoluta assenza di qualunque progetto per trarla fuori da questo nulla linguistico nel mondo della comunicazione internazionale. In poche parole, appena si superano i confini nazionali, la nostra lingua è considerata un dialetto, da evitare. Chi va all’estero sa benissimo che atmosfera si respira. Negli alberghi, negli aeroporti, in internet, nei convegni internazionali, nelle pubblicazioni cosmopolite, nelle televisioni di tutto il mondo, la nostra lingua è totalmente assente e per nulla considerata. Non ha alcuno status di riconoscimento. Anzi, gli stranieri mostrano fastidio al solo cenno di chiedere perché in quel contesto manca l’italiano. Non esistono traduzioni, né sottotitoli, né spiegazioni in italiano in nessun caso, in nessun posto. In pratica guai a non conoscere una delle lingue veicolari, che in Europa non è solo l’inglese, ma sono anche il francese, lo spagnolo, il tedesco, il russo, il portoghese e persino il polacco, tutte meno l'italiano. Si rimane emarginati e ghettizzati nel proprio piccolo mondo italiano, mal visti da tutti, senza capire nulla di cosa accade intorno. Come mai? Com’è possibile che in Europa ci snobbano tutti? La responsabilità di questa marginalità della lingua italiana è un vecchio male dei nostri politici, che non hanno mai fatto gli interessi degli italiani in casa, figurarsi all’estero. Gli altri paesi fanno accordi internazionali fra lingue diverse, producono partnership fra lingue affini e diverse, si scambiano favori traducendosi a vicenda, firmano protocolli d’intesa per incrementare traduzioni, sostegno alla lingua partner, tutte cose assolutamente precluse all’italiano. Gli italiani, in questo campo, brillano per la loro assenza. La colpa dei nostri politici è invero doppia, perché sono stati latitanti nel difendere le prerogative della lingua italiana all’estero e perché hanno creato nel Bel Paese un sistema scolastico in cui gli studenti, nonostante i tredici anni di scuola primaria e secondaria frequentata, non sono in grado di comprendere e farsi capire in una lingua straniera. Perché? La ragione è duplice. In primo luogo l'incapacità degli insegnanti di lingua straniera e in secondo luogo l’insipienza, ovvero l'incompetenza e l'incapacità dei nostri politici di comprendere l’importanza della difesa e della promozione della lingua di Dante nel mondo. Due nomi su tutti spiccano per la loro incapacità: Silvio Berlusconi Presidente del Consiglio e Franco Frattini Ministro degli Esteri. Due uomini su tutti che hanno la responsabilità di avere confermato alla grande la marginalizzazione della lingua italiana all’estero. Complimenti ai due che invece di sviluppare, deprimono l’italiano nel mondo.

venerdì 21 maggio 2010

Tra diritto di cronaca e privacy degli imbroglioni “ci sta di mezzo il mare”.

Sulla questione relativa al disegno di legge sulle intercettazioni telefoniche, che sta tanto a cuore al Presidente del Consiglio, onde evitare che i giornali pubblichino il resoconto degli imbrogli commessi dai tanti portaborse del suo partito, noi abbiamo finora taciuto perché abbiamo sempre sperato che il Sig. Berlusconi, capo del governo, non sarebbe mai arrivato a produrre una norma legislativa che ha il sapore di una vera e propria censura di stampa. Ma vediamo che non è così. I giornali e gli editori, ogni giorno, sono pieni di preoccupazioni su questo provvedimento e parlano di inaccettabili arresti di massa di giornalisti e di inammissibili e pesantissime multe agli editori che osassero pubblicare il contenuto delle intercettazioni. A questo proposito vogliamo essere netti e precisi. Qualunque testo che limitasse la libertà di pensiero e che favorisse il bavaglio alla stampa sugli imbrogli commessi da chicchessia sarebbe di stampo fascista. Il Sig. Berlusconi Silvio verrebbe in tal caso automaticamente etichettato, senza ambiguità alcuna, come fascista. Perché il limitare in qualunque maniera, forte o debole, la libertà di stampa e di espressione dei giornalisti non avrebbe altro nome che quello realizzato dal regime fascista nei lunghi anni che portarono il paese alla rovina. Altro che “modello Obama”. Per Berlusconi, il suo modello, sarebbe il “modello Mussolini”. Lo sappia.

lunedì 17 maggio 2010

Nepotismi dei politici e disuguaglianze tra i cittadini.

Iniziarono per primi i re e i governi della monarchia dei secoli scorsi. Avevano fatto l’Unità d’Italia da poco che subito produssero nomine scandalose nel Parlamento, nelle banche e nei latifondi. Una sconcezza. Li seguirono a ruota i fascisti, quando dissero che Loro erano i soli ad essere al di sopra degli imbrogli. Alla fine furono i peggiori. Lo stesso Mussolini si auto sbugiardò perché nominò ministro degli esteri il genero Galeazzo Ciano. Bell’esempio di virtù morale. Una vergogna. Vennero poi i socialisti di Craxi che con la “Milano da bere” dissero che Loro erano diversi dagli altri. Finì con il pretendere addirittura le mazzette al “Pio Albergo Trivulzio”. Uno scandalo. Continuarono alla stessa allegra maniera praticamente tutti: comunisti, repubblicani, liberali, socialdemocratici, etc. Tutti dissero che Loro erano diversi. Fu un’indecenza. Poi venne Berlusconi. Disse che Lui era contro il “teatrino della politica” ed era venuto per “il fare” non per “il dire”. Abbiamo visto cosa ha fatto Lui, con il conflitto di interessi, e successivamente i suoi ministri, l’ultimo dei quali poche settimane fa dichiarò che non sapeva chi gli avesse pagato più della metà del valore della sua casa comprata di fronte al Colosseo. Una oscenità. Adesso c’è l’ultimo della serie. Si chiama Renzo Bossi ed è il figlio del capo della lega Nord. L’Umbertone leghista ha sempre detto che le famiglie del Sud amano depredare lo Stato con il nepotismo romano mentre Lui difende l’idea di democrazia perché fa quello che gli chiede “il popolo”, combattendo i nepotismi laziali. E’ finita che ha fatto eleggere il figlio deputato regionale nella Grande Lombardia. Una immoralità. Non rimane altro da dire se non che tutti questi politici italiani, da nord a sud, da est ad ovest, della prima, seconda e anche della terza Repubblica a venire, suonano sempre la stessa musica, con il solito strumento: l’interesse di famiglia che viene prima di ogni pensiero. E intanto milioni di giovani italiani che hanno studiato e si sono laureati con la lode aspettano un concorso o una chiamata per un posto che non ci sarà mai. Che schifo!

venerdì 14 maggio 2010

Governo B. + Incapacità B. = Cloaca

Il titolo di questo post potrebbe sembrare troppo criptico per essere decifrato. Non è così. A un osservatore attento ai fatti politici e sociali accaduti in tutti questi anni di allegra e scandalosa politica dei parlamentari di tutti i partiti non risulterebbe difficile comprendere che si tratta di una semplice equazione. Questa equazione lega, da un lato il prodotto delle attività del Presidente del Consiglio e del capo dell’Opposizione e dall’altra il risultato di queste due inaccettabili attività, sintetizzate dal luogo dove manca l’«igiene e la pulizia». Volendo trattare la questione sotto il profilo matematico diremmo che al primo membro compaiono la somma del lavoro di due uomini, Berlusconi e Bersani, e dall’altra - come risultato - un paese lontanissimo dalla civiltà politica. La tresca dei due compari «B. & B.» ha prodotto un paese che si trova immerso nei rifiuti irrespirabili delle attività disoneste e delinquenziali di tutti coloro che sono stati investiti dalle nomine dei sue Signori incriminati. Anni e anni di follia collettiva della politica compiuta dai peggiori politici che il paese abbia mai avuto in sessant’anni di Repubblica, peraltro gentaglia non eletta dal popolo ma designata dai “capipopolo”, hanno portato la società italiana a toccare il fondo sotto il profilo della civiltà e dell’onestà. Ricordiamo ai più distratti che ciò è stato possibile perché il Berlusconi "capopopolo" ha fatto approvare dai suoi gregari in Parlamento una nauseante legge elettorale che permette ai padroni dei partiti di nominare membri del Parlamento persone inaccettabili sotto il profilo della moralità pubblica e dell’etica di Stato. Il Parlamento è diventato sempre di più (lo provano le decine di scandali e di dimissioni di ministri nonché le centinaia di politici indagati dalla magistratura) la piazza più importante del malaffare dove si esalta, in modo evidentissimo, la tendenza delinquenziale di tutti quegli italiani che hanno potere politico e finanziario. Non se ne salva neanche uno. Tutti a delinquere. Mascalzoni che spuntano fuori come funghi, che hanno inquinato il paese con le feci della loro attività criminale e che hanno distrutto, per fini personali, ricchezza e risorse economiche e finanziarie della collettività, vengono smascherati a ciclo continuo da quelle intercettazioni telefoniche che Berlusconi vuole eliminare. Emerge un paese allo sbando, con politici e loro amici nominati dalla “banda di chi comanda”, che ha permesso a questo drappello di imbroglioni di distruggere risorse che avrebbero potuto essere incanalate per migliorare il tenore di vita dei più bisognosi (ahi! Chiesa cattolica, come puoi dormire sonni tranquilli?), ovvero un paese che - con la colpevole distrazione del “capitano della nave” - ha permesso a pochi sporcaccioni di dilapidare un patrimonio che avrebbe dovuto e potuto servire al miglioramento dell’intera società e che invece ha ingrassato i conti correnti dei delinquenti più sfrontati che la politica abbia mai generato. Il tutto con la complicità della maggioranza degli italiani che hanno firmato una cambiale in bianco al loro Sultano Silvio Berlusconi.

martedì 4 maggio 2010

Gianfranco Fini: un politico finito o un fine politico?

Il Presidente della Camera dei deputati, Gianfranco Fini, in questi ultimi mesi sta facendo parlare di sé tutti i giornali. Molti commentatori ne evidenziano le virtù e ne sottolineano le qualità mentre altri ne palesano l’ipocrisia e la finzione. L’uomo è al centro di uno scontro energico con il Presidente del Consiglio Silvio Berlusconi il quale ha asserito che Fini è un traditore perchè ha rinnegato le proprie radici. Vogliamo dire la nostra sull’evoluzione politica che sta caratterizzando questa nuova fase della vita politica del Presidente della Camera. Ne parleremo bene perché l’attuale Fini lo merita. Gianfranco Fini è l’ex Presidente di AN, cioè dell’ex MSI, il partito che fu di Giorgio Almirante, quest’ultimo fascista dichiarato, anche se perdente in tutto il periodo della prima Repubblica. Noi abbiamo sempre visto Fini come un politico di destra, ancorato a una politica di destra, quella destra cosiddetta “sociale” che insieme ai suoi ex delfini (Alemanno, La Russa, Gasparri e via via tutti gli altri che lo hanno abbandonato per fare carriera nel partito di Berlusconi) a noi, questa sua precedente politica, non è mai piaciuta. Ultimamente però abbiamo scoperto un altro Fini, un politico attento ai valori della democrazia e della solidarietà, vicino ai problemi degli immigrati e uno dei pochi interessato alla coesione nazionale. Che cos’è successo all’ex-delfino di Almirante? Da un po’ di tempo siamo rimasti perplessi per questi suoi interventi di “sinistra” e nel tempo abbiamo creduto di vedere un nuovo politico che dice delle cose interessanti da condividere ma omologato al partito di Berlusconi. Recentemente invece Fini ha preso posizione nello scontro con il Capo indiscusso del PdL, quel Silvio Berlusconi, populista per eccellenza, che da più di tre lustri è riuscito a incantare gli italiani prendendoli in giro con una “non politica” che gioca sull’immagine e sul vuoto politico e valoriale. Ma quello che ci ha veramente reso soddisfatti è l’ultimo suo intervento che giudichiamo di alta qualità. Dice Fini che il guaio di Berlusconi è che il Capo del governo agisce sempre in base ai sondaggi. E questo è risaputo. Ma quello che nessun altro aveva mai detto prima è che Silvio Berlusconi programma l’«intera politica» del governo e della Nazione sulla base dei soli sondaggi (oltre che inchinarsi ai “desiderata” della Lega di Bossi) che, com’è noto, costituiscono orientamenti immediati, a caldo, inefficaci a lungo termine, basati spesso sull’onda di emozioni, di esaltazioni e fanatismi dettati dalla passione e spesso dall'irrazionalità che propongono soluzioni valide solo nell’immediato e mai per il futuro. Il Paese, sulla base di questa modalità berlusconiana di far politica, sta rischiando grosso perché non vengono effettuati programmi a lunga scadenza che sono indispensabili a un paese come il nostro che non ha ricchezze naturali proprie. E perché? Perché al Sultano Berlusconi non interessano progetti a lunga scadenza ma solo norme legislative che risolvano in primis i suoi interessi personali (il famoso conflitto di interessi) e per secondo gli attuali desideri dei sondaggisti. Questo ha detto Fini. E’ sorprendente che la stessa critica non sia mai stata fatta dal partito di opposizione, quel PD che avrebbe dovuto incalzare Berlusconi sul piano delle idee ma che, viceversa, è riuscito ad essere assente da anni nella progettualità dell’alternativa. Se aggiungiamo che gli uomini del PD sono personaggi per primo squalificati da risultati elettorali scadenti e per secondo politici mediocri, ne viene fuori un quadro desolante di una Nazione che sopravvive per inerzia nel mentre il suo Sultano fa gli interessi economici e finanziari della propria famiglia, il più delle volte con la collaborazione di ministri, parlamentari e affaristi corrotti. Dobbiamo essere grati a Fini se la vera opposizione la sta facendo solo lui. A nostro giudizio Fini ci ricorda un altro personaggio di destra, di una destra liberale, onesta, intelligente, acuta, che abbiamo sempre ammirato: Indro Montanelli. Che il Nostro lo voglia imitare? In tal caso lo chiameremmo Gianfranco Montanelli o Indro Fini. Se le parole hanno un senso il parallelismo potrà sortire speranze future. Ma intanto c'è da passare "a nuttata".

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