mercoledì 23 aprile 2014

La sconfitta dell’informazione in Italia.


Questo post avremmo dovuto scriverlo in molti. Invece siamo stati i soli a proporlo. Quello che adesso si può fare è sostenerne le ragioni e accettarne la conclusione. Certe volte il tempo è più importante di quanto non sembri. Estrarre dal forno un pollo in tempo prima che si carbonizzi è più importante di qualunque intervento correttore negli ingredienti. Alla base di tutto c’è la certezza che in Italia non esiste una informazione libera e imparziale. Sappiamo che la stampa, per principio, non può essere né totalmente libera, né del tutto imparziale. Ma da qui alla realtà che siamo costretti a subire ci corre molto. Siamo stufi di trovare su tutti i media un’informazione distorta, parziale e soprattutto finalizzata a scopi di parte sconcertanti. Ogni operatore culturale e politico che si propone di “informare” nella società italiana, in rete o sul cartaceo fa lo stesso, lo fa spudoratamente, sapendo di mentire e manipolando l’informazione per utilità propria e interesse privato voluto. Non esiste un solo organo di stampa che si possa dire libero. Sono tutti mercenari. In alcuni casi si è mercenari di se stessi. Ovunque ci rivolgiamo troviamo faziosità e partigianeria che sono spacciati per libertà. Ci vuole una buona dose di faccia tosta per sostenere che si tratti di un raro esempio di libertà di stampa. Dall’estrema sinistra all’estrema destra in politica non c’è da fidarsi di nessuno. Sono tutti schiavi o prezzolati dall’editore di turno che pretende faziosità sistematica spacciandola per libertà. I più pagati direttori sono quelli che sono più faziosi. Non c’è nessun direttore che se ne infischi dell’ideologia del proprio editore e proponga progetti che, a costo di andare contro la propria parte, vanno nell’interesse della nazione. Unico tra tutti è stato Indro Montanelli che, com’era prevedibile, è stato licenziato in tronco dal suo editore. Guardate i quotidiani più conosciuti, sia in cartaceo sia in digitale. Corriere della Sera, La Repubblica, Il Giornale, La Stampa, Il Messaggero, Il Tempo, Libero, Il Giorno, L'Unità, Il Fatto Quotidiano, La Nazione, Il Mattino, etc. sono tutti giornali indifendibili, faziosi e alcuni aggressivi oltre misura che “tirano l’acqua al proprio mulino”. Non parliamo poi dei settimanali cosiddetti politici, come L’Espresso e Panorama: pubblicano articoli solo contro la parte avversaria. Se si passa alla Tv le cose rimangono pressoché le stesse, magari con un pizzico di ipocrisia in più. Insomma, nessuno è indenne da questa malattia contagiosa e deleteria che rovina prima di tutti i giovani e poi tutto il resto. Verrebbe voglia di non leggere più questo ciarpame, che fa più male di non leggere nulla e in più intossica i lettori. Ciò che rattrista è che si fa di tutto per manipolare passioni, esaltare fanatismi e intolleranze, attribuire responsabilità eccessive alla controparte e sempre con consapevole falsità. La pessima editoria che ci troviamo è il segnale più caratteristico della crisi che stiamo attraversando ormai da troppo tempo e più di quella economica e finanziaria. Tuttavia il proverbio non sbaglia quando afferma che “chi è causa del suo mal pianga se stesso”. Infatti i veri responsabili siamo noi italiani, che ci siamo incattiviti fino al punto di avere perduto la bussola del senso della vita e della società. In sintesi diciamo che l’unica soluzione al problema è la scuola. Solo da lì si può e si deve ripartire. Solo a scuola, cacciando fuori le ideologie e il sindacalismo di sinistra di centro e di destra, si può ripartire per un nuovo Rinascimento. A chi il compito di questa rivoluzione? Il nuovo premier da solo, ammesso che lo volesse,da solo non ce la potrebbe fare. L’invito è pertanto di unire gli sforzi in modo che tutti gli uomini e le donne di buona volontà tengano fuori la politica dalla scuola e che si ritorni a una scuola formativa autenticamente educativa, erede del passato di grande cultura che ci ha fatto primeggiare nel mondo, con lo scopo di creare giovani migliori di quelli (di sinistra e di destra) che la scuola di fine ‘900, sbagliando, ha creato sotto l’effetto delle ideologie di sinistra prima e di centrodestra dopo. La scuola deve essere tenuta fuori dalle ideologie e dai sindacati, entrambi e a tutti gli effetti responsabili nell’avere trasformato la migliore scuola del mondo in una delle ultime in classifica. Che vergogna.

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