sabato 31 ottobre 2015

La congiura di Roma e la sconfitta della democrazia.


La maggioranza dei Consiglieri comunali di Roma ha presentato le dimissioni determinando automaticamente lo scioglimento dello stesso Consiglio e la decadenza del Sindaco dalla carica di primo cittadino che adesso commenteremo. Questo il fatto singolare di ieri sera.
Non entriamo nel merito di chi ha ragione o torto. Prendiamo atto, viceversa, del metodo scelto per conseguire il risultato dello scioglimento del Consiglio comunale in una forma che dire non istituzionale è il minimo.
Noi siamo convinti che ieri sera la politica romana abbia toccato il fondo. Mai si era visto un caso come quello delle dimissioni della maggioranza dei Consiglieri comunali di Roma per mandare a casa un Sindaco. Mai. In tutta la nostra Galassia mai si era verificato il caso del Sindaco di una capitale che viene estromesso contro la volontà popolare dalla sua carica. Né su Marte, da dove sembra sia venuto Marino, né su Urano o alcun altro pianeta del Sistema Solare. A Roma invece si. Come si dice a Roma “se po fa'”.
Far entrare il notaio, che ha autenticato le firme di 26 Consiglieri per far decadere il Sindaco, in una vicenda politica è la fine della democrazia. I 19 Sigg. Consiglieri del Pd romano e altri 7 di altri partiti di destra, che si sono accodati ai primi sul totale di 48 consiglieri, è il più colossale e vergognoso inciucio tra politici e partiti di differente schieramento che si sia mai visto in Italia dall’età del bronzo.
Alla democrazia, basata sul confronto delle idee e nelle sedi istituzionali di fronte a una assemblea di eletti, si è scelta la soluzione di una sede privata utilizzata da estranei che decidono senza confronto in modo massone. A una politica che discute e decide dentro un’aula assembleare si è preferita una “non politica” che di nascosto in luoghi bui impone decisioni antidemocratiche.
L'«accoltellamento» politico del Sindaco è stato premeditato. Nelle segrete stanze di una squallida saletta di partito è stato deciso di copiare Bruto e Cassio. Qui a Roma gli indigeni se ne intendono di estromissione violenta dal potere. Diciamo che ci sanno fare e riescono ad essere efficaci. Dunque, si è trattato di un delitto. A morire però non è stato Marino ma, fatto più grave, la Democrazia. D'ora in poi tutto sarà diverso. Non si potrà più parlare di democrazia dopo averla ammazzata. Se questo non è stato un atto di arroganza politica del Pd diteci quando si ha un atto di arroganza.
Naturalmente per rendere l’evento possibile c’è stata la connivenza di altri per giunta di avversari politici. Grande intesa tra sinistra e destra sull’accoltellamento per poi accapigliarsi sull’eredità. E’ mancata solo la mortadella per concludere la vicenda in una farsa.
Attenzione. Non vorremmo essere fraintesi. Noi non siamo né sostenitori di Marino che abbiamo criticato pesantemente più volte né, a maggior ragione, del Pd romano o della destra fascista romana. Al contrario. Noi pensiamo che il vero male della politica romana siano proprio le Signore Consigliere e i Signori Consiglieri del Pd che, sommati al vuoto politico ed etico dell’intera destra politica romana, producono da sempre il virus di quelli che Cantone ha chiamato anticorpi. E questi “anticorpi”, ormai famosi e introvabili in grado di far diventare Roma come Milano, se ci sono, si trovano nascosti da qualche parte o meglio sono scappati via per il pericolo dei “corpi”, quelli contundenti e appuntiti come solo gli autocrati prevaricatori sanno maneggiare con cura. Dunque, non siamo più a Roma ma ad Ankara. Bene a sapersi. Ce lo ricorderemo quando si voterà la prossima volta.

giovedì 29 ottobre 2015

Le vere ragioni del caso Marino.


Dopo le dichiarazioni di Raffaele Cantone, Presidente dell'Anticorruzione, che ha detto a chiare lettere che "oggi Milano è la vera capitale morale d'Italia e che Roma è una città terzomondista che non ha anticorpi", ci sembra inevitabile ritornare sul tema delle responsabilità di chi ha dequalificato Roma fino al punto di farla considerare una città da terzo mondo.
Partiamo da un fatto importante. Sembra che il Sindaco di Roma abbia intenzione di ritirare le dimissioni. Molti romani e molti Sigg. Consiglieri del Consiglio comunale non sono d’accordo con questa ipotesi. Facciamo chiarezza al riguardo.
E’ noto che il problema «Sindaco di Roma» non è il Sindaco di Roma. Scusate la provocazione linguistica ma temiamo che ci siano delle volontarie e bugiarde intenzioni di molti politici romani di voler depistare il caso. Noi in precedenza avevamo fatto l'ipotesi corretta che a rovinare Roma sono stati, tranne poche eccezioni, i Sigg. Consiglieri comunali di Roma, in particolare quelli del Pd. A questo link un post che conferma quanto detto a suo tempo.
La rovina di Roma non è Marino, per la semplice ragione che l’attuale Sindaco dimissionario non ha rubato nulla, non ha commesso alcun reato ed è uno dei pochi romani onesti e corretti in circolazione nell’Urbe. I veri responsabili della rovina di Roma sono la stragrande maggioranza dei Sigg. Consiglieri comunali di quasi tutti i partiti, in cima ai quali ci sono quelli del partito di Marino, ovvero del maleodorante Pd, che lo hanno ostacolato sempre e in più modi. Che adesso tutti scoprano che al Comune di Roma ci sia stato e continua ad esserci un gigantesco problema di tenuta etica ci fa sorridere. Noi l’abbiamo denunciato sempre da questo blog e quando ancora non c’era nemmeno l’ombra dell’intervento della magistratura. Era facile intuirlo. Vista l'assenza totale di efficienza nei servizi, noi ci siamo sempre chiesti dove siano andati a finire i relativi finanziamenti? Ovvio che sono stati distratti. Adesso è facile dire che sono tutti ladri. Noi siamo stati soli, con voce inascoltata, nella denuncia di questi eventi. Che i 19 sfrontati consiglieri comunali del Pd di Roma abbiano la faccia tosta di voler far intendere che il responsabile politico unico del disastro etico-amministrativo e politico sia l’onesto Marino è una colossale menzogna e un inutile tentativo di depistare i fatti, che nessuno accetta. I cittadini romani non sono stupidi e non bevono le fandonie dei loro eletti. Solo i Sigg. Consiglieri romani lo lasciano trasparire ma, siamo sicuri, che nella solitudine della loro coscienza non ci credono nemmeno loro. In poche parole siamo alla farsa, perché si sta manipolando la realtà in modo brutale e scellerato. Eppure la farsa continua. Alla sfrontatezza dei componenti del Consiglio comunale non c’è limite. La colossale faccia tosta dei molti membri del Consiglio comunale di prendere in giro i cittadini di Roma è di pessimo gusto e lascia trasparire che anche in futuro sarà sempre così, come prima e più di prima. D'altronde lo ha ribadito il magistrato Cantone che "Roma non ha anticorpi". Nessun partito ha fatto autocritica. Rozzo e primitivo modo di fare politica a Roma.
Noi abbiamo sempre accusato il Sindaco Marino di incapacità nell'amministrare Roma. E lo confermiamo a tutt'oggi. Non ha saputo risolvere nessun problema dei trasporti, né dei servizi, né della viabilità, né del buon funzionamento dei controlli amministrativi, né di far lavorare in strada i vigili urbani, né di bloccare il vizietto della tangentina verace, alla romana, cioè nascosta nelle mutande, né delle municipalizzate Ama/Acea/Atac/MetroRoma/ ecc. Niente di niente. Si è dedicato principalmente, pensate un po', alla pedonalizzazione dei Fori, alla costituzione dei registri delle Unioni civili, ecc., tutte decisioni che avrebbero potuto aspettare di fronte alle emergenze primarie che riguardano la vita quotidiana dei cittadini.
Di rimando il Sindaco non ha fatto nulla per dimostrare che le cose non siano andate come le abbiamo dipinti noi. Allo stato attuale la nostra posizione è limpida e trasparente, addirittura pedagogica, e cioè: nonostante tutto e malgrado la pessima qualità dei titolari del mandato comunale che dovrebbero collaborare con la Giunta, il Sindaco Marino, a nostro parere, rimane l'unico soggetto, peraltro investito dal voto popolare, in grado di poter aiutare la città. Pertanto, deve continuare ancora la sua opera di pulizia all’interno dell’Amministrazione capitolina, che è una specie di formicaio della corruzione, applicando le norme di legge relative alla correità dirigenziale e dei funzionari di tutte le divisioni del Comune, licenziando (naturalmente con le prove) tutti coloro che si sono macchiati di atti immorali e illeciti. Poi si dovrà dimettere, ma per ancora un anno circa non lo deve fare. Il Giubileo non lo permette. Un Commissario governativo al suo posto non farebbe che aggravare la situazione della città che è in uno stato di drammatica infermità sul piano amministrativo, etico, politico e soprattutto di immagine nel mondo. Detto questo facciamo notare alcune assurdità che abbiamo notato a proposito della vicenda delle dimissioni e che nessun giornale ha mai affrontato.
La prima riguarda i famosi 20 giorni di tempo che vengono dati al Sindaco che presenta le dimissioni per ripensarci. Possibile che nessuno abbia compreso che ciò è assurdo? Le dimissioni o si presentano e hanno validità immediata senza perdere un solo giorno di tempo o non si presentano. Questo fatto che la casta comunale romana possa ripensarci è immorale e rappresenta un regalo in più ai sindaci di Roma. Un «vero Sindaco» non commette imbrogli e se decide di dimettersi le dimissioni devono essere valide immediatamente. E’ una questione di serietà. Altrimenti è una farsa. Ma si sa che tutti questi cavilli sono stati formalizzati nel Regolamento per aiutare ancora di più i membri della casta politico-amministrativa.
La seconda assurdità riguarda sempre i fatti che stiamo discutendo, perché sembra che il Regolamento preveda che il Presidente del Consiglio comunale, davanti ad una richiesta del Sindaco di convocare il Consiglio comunale per avere la fiducia, abbia 20 giorni di tempo per farlo. Ecco che spunta sempre lo stesso numero magico «20». Venti giorni di tempo per convocare il Consiglio? E di grazia perché venti giorni e non subito? Chi dobbiamo aspettare per 20 giorni e perché dobbiamo perdere tempo? Come si vede ci sono troppi imbrogli che impediscono all’Istituzione comunale di funzionare.
Perché mai nessuno ne ha parlato? E soprattutto perché nessuno non ha mai presentato qualche richiesta di modifica? Tutte domande che non hanno bisogno di una risposta. La risposta ce l’hanno stampata sulla fronte quasi tutti i 48 membri del Consiglio comunale che Lor Signori non possono vedere, mentre i romani si. E non è poco. Te capì?

martedì 13 ottobre 2015

No, i sassi non si tirano dai cavalcavia.


Bene ha fatto la giornalista Monica Rubino che sul quotidiano La Repubblica ha pubblicato un articolo dal titolo "Sassi dal cavalcavia". In breve viene detto quanto segue: “Rabbia e sconcerto. Sono le emozioni provate da Maria Rosa Berdini di fronte al problema shock sul libro di fisica del liceo, quello che chiede di calcolare se un'auto viene colpita o meno da un sasso lanciato da un cavalcavia, segnalato da un genitore su Facebook". Maria Rosa ha letto l'articolo e ha scritto al giornale facendo presente che quello che è accaduto a sua sorella è un fatto disumano che non dovrà mai più ripetersi".
Questi i fatti. Noi abbiamo preso atto della querelle e siamo rimasti "di sasso". Rabbia e sconcerto è stata la nostra sensazione per il “tiro al bersaglio”, non si capisce bene se all'auto o all'insegnamento della fisica o a entrambi. Bene comunque ha fatto la giornalista a scrivere l'articolo e denunciare la vicenda perché, a nostro parere, finalmente la si farà finita una volta per tutte con questi benedetti, antipatici e difficili problemi di fisica oggi e, speriamo, anche con i problemi di matematica domani. Entrambi hanno il difetto di far soffrire gli studenti. Diciamo la verità non se ne poteva più con lo strapotere dei docenti di fisica e di matematica di imporre questa “pessima abitudine” di far risolvere problemi agli studenti. Gli inglesi, che con il problem solving vanno d’amore e d’accordo da una vita, non avrebbero sicuramente mai pubblicato un testo come quello incriminato. Perché loro amano i ragazzi e non li caricano mai di esercizi, mentre noi italiani non li amiamo tant'è che imponiamo di risolvere problemi inadeguati e di cattivo gusto mentre dimostriamo di voler loro bene perchè permettiamo di vedere i videogiochi, almeno quelli più violenti, il cui obiettivo è uccidere persone investendole con l'automobile.
Questi problemi sono diseducativi per i nostri giovani in quanto possono far venire il senso di emulazione del fatto, trasformando in maniera pedagogicamente rischiosa la didattica in modo tale da trasformare degli innocenti in potenziali assassini. E che capperi! Ma non c'è solo questo a far preoccupare i genitori d’Italia. Pensate un po' cosa potrebbe accadere in futuro se non si rimuovesse il problema dal libro incriminato. L’immagine sopra mostra il testo. Come si può comprendere il sasso “è lanciato” (verso terra) a una velocità di 1,8 m/s, mentre sta sopraggiungendo un’auto. Già la sola lettura fa accapponare la pelle. Si parla chiaramente e in modo intenzionale di un lancio (s’intende “con la mano”) con l’esplicita e colpevole intenzione di colpire l’auto che sta viaggiando a una velocità che “a naso” sembra quella giusta per essere colpita. E nulla si dice del sasso. Chi può escludere che si tratti di una pietra di 20 kg, ovvero di un masso, che colpendo l'auto potrebbe provocare la morte non solo del guidatore ma anche dei passeggeri che trasporta? Dunque, ci sono da un lato elementi forti di preterintenzionalità a colpire (leggasi a uccidere) e dall’altro il dichiarato disegno di un progetto volto a creare un crimine. Anzi non uno ma cento crimini se i professori che usano tale testo sono molti e sparsi in tutta Italia. Non si può sottovalutare neanche che c’è il fine dichiarato di “colpire l’auto”. Mica il proposito è quello di schernirsi dicendo che poi nella realtà lo si discute per scherzo, perché non risulta che l’obiettivo didattico che il professore si propone di conseguire con l’insegnamento della disciplina sia "lo scherzare". A scuola non si scherza, soprattutto “coi sassi” quando ci sono seri rischi che si possono produrre disastri, quanto meno colposi.
Il problema fa parte della cinematica che, com’è noto, si disinteressa delle sue cause. Il bello è che nello stesso libro, nel capitolo della dinamica, si presentano problemi analoghi con l’aggravante che lì si discute proprio delle cause dell’urto tra il sasso e l’auto. Dunque al danno si aggiunge la beffa, perchè oltre al fatto cinematico in sé stesso c’è anche la reiterazione dell’illecito che il fenomeno viene discusso anche dinamicamente, con l’analisi delle cause che producono l’incidente. Se tutto questo non è intenzionale, diteci voi quando c’è l’intenzione.
Ancora, in dinamica ci sono problemi dal testo di inaudita pericolosità come per esempio quello che riguarda un acrobata che si lancia nel numero di un giro della morte in bicicletta all’interno di un anello verticale. La domanda imprudente che il testo pone è qual è il minimo valore che deve raggiungere la velocità della bicicletta per rimanere in contatto con la pista nel punto più alto dell’anello? E se allo studente venisse in mente di verificare questo fenomeno fisico rischiando conseguenze gravi come la mettiamo?
Stessa situazione potrebbe accadere con un problema di idraulica quando si chiede in quanto tempo una diga, come quella del Vajont, si svuoterebbe se dovesse allagare un intero paese sottostante posto in pianura a una distanza specificata.
E con i cannoni come la mettiamo? Quanti problemi trattano il tema dello sparo di un cannone (ma anche di una pistola e di un fucile) o addirittura dell’aereo che sgancia una bomba (voce del verbo sganciare, cioè lanciare intenzionalmente un oggetto da un aereo; da un treno nelle carrozze una volta si poteva leggere in tre lingue che era espressamente vietato) in cui si chiede quanto tempo impiegherà un proiettile sparato dal cannone per colpire il Campidoglio (palazzo comunale di Roma) durante una riunione dei Sigg. Consiglieri comunali dell'Urbe che, è a tutti noto che sono personalità dall'alto senso civico? A parte il rischio della salute dei consiglieri comunali come la mettiamo poi con i risarcimenti? Chi dovrebbe pagare i rimborsi in questo caso? Forse chi ha premuto il grande grilletto del cannone? Oppure l’azienda che ha costruito il cannone? E chi ha trasportato il cannone in quel posto è correo? Non dimentichiamo che gli USA superarono le ultime resistenze del Giappone sganciando due bombe termonucleari su Hiroshima e Nagasaki con conseguenze nefaste. Che facciamo incitiamo allo sterminio radioattivo i nostri giovani?
Di questi problemi ce ne sono a bizzeffe nei libri di fisica. Bene, è venuto il momento di evitare rischi ai nostri giovani non permettendo ai docenti di scegliere libri di testo che contengono questo genere di problemi. Anzi, proponiamo una nuova versione (questa volta benevola) di Inquisizione, che ogni anno si proponga di indagare e punire, mediante un apposito tribunale (con una sentenza che magari non riconosca ai docenti i famosi 500 euro di bonus renziano sull’aggiornamento), i sostenitori di teorie didattiche favorevoli al problem solving considerate favorevoli all'ortodossia (eretica) che considera necessario proporre problemi di questo genere. In verità a tagliare il bonus ci riuscì per primo il Ministro del Tesoro del governo Berlusconi, Giulio Tremonti, che cassò di netto la decisione del precedente governo Prodi di dare cinquanta euro per anno per acquisto di libri agli insegnati. Quindi la Nuova Inquisizione potrebbe avere il via libera senza molti problemi.
Un ultimo motivo per essere decisamente a favore della tesi sostenuta dal giornale La Repubblica - che ha pubblicato l'articolo, s'intende, non perchè la casa editrice incriminata fa parte della galassia Mondadori, sua storica rivale - è che gli studenti, con la risoluzione di questi problemi, sarebbero costretti a impegnarsi troppo nello studio e quindi sarebbero svantaggiati nell’apprendimento perché non troverebbero più i giusti ed equilibrati stimoli nello studio di tutte le discipline, stressandone le capacità e realizzando contro-obiettivi didattici ed educativi. Non è inutile, quindi, il moralismo che potrebbe emergere dalla critica di questa didattica che impedisce agli studenti di vedere l’apprendimento in maniera ludica, gradevole e, in fin dei conti, facile.
Dimenticavamo di dire che il problema, in fondo pagina, mette tra parentesi la risposta [no] alla domanda; cioè, nonostante la precisione del lancio del sasso l’auto non verrà colpita. Fiuuuh! Meno male, ci siamo detti, almeno non c'è lo scontro!
Per coloro i quali volessero sapere come si risolve il problema, diciamo che basta calcolare i due intervalli di tempo impiegati dai due oggetti in moto: 1)dal sasso nel cadere per terra risolvendo l’equazione di secondo grado nell’incognita t, data dalla legge di caduta galileiana (h=vo.t+1/2gt^2); e 2)dell’auto a percorrere la distanza esistente dalla sua posizione iniziale alla verticale del cavalcavia a velocità costante di moto rettilineo uniforme, sempre con t incognito ma questa volta con un'equazione di primo grado (s = v.t). La condizione che deve essere soddisfatta è che se i due tempi coincidono (ovvero sono uguali) allora ci sarà lo scontro. Se i due tempi, viceversa, saranno differenti è possibile una delle due eventualità: o che l’auto arrivi prima o dopo che il sasso tocchi terra. Naturalmente qui non viene tenuto conto dell’altezza dell’auto dal suolo, né da attriti tra le ruote e l’asfalto e neppure della resistenza del mezzo al moto di entrambi gli oggetti.
Commentiamo la soluzione. Il tempo impiegato dall’auto a percorrere la distanza s=82 m si ottiene dalla legge del moto rettilineo uniforme (m.r.u.) e cioè: t=s/v dove v è la velocità costante dell’auto di 125 km/h, ovvero di 34,72 m/s approssimata per difetto alla seconda cifra decimale. Dunque t1= 82/34,72=2,36 secondi. L’auto pertanto impiega 2,36 secondi per percorrere gli 82 metri che la separano dal cavalcavia. Adesso calcoliamo l’analogo intervallo di tempo impiegato dal sasso nella sua caduta da un’altezza h di 12 metri partendo non da fermo (altrimenti non l’avrebbero “lanciato” ma lo avrebbero “lasciato cadere”) con velocità iniziale vo=1,8m/s. Dalla legge del moto rettilineo uniformemente accelerato (m.r.u.a.) h=vo.t + ½ g.t^2 sostituendo ad h=12m, a vo=1,8m/s e a g=9,81m/s^2 e risolvendo l’equazione di secondo grado t^2 + (2vo/g).t – (2h/g)= 0 otteniamo t2=1,40 secondi. L’altro valore di t è negativo e uguale a -1,77 s che non ha chiaramente significato fisico e conseguentemente viene scartato. Dunque, il sasso impiega 1,40 s per percorrere il tratto verticale di altezza 12 m. Siccome il tempo di caduta del sasso (t2=1,4s) è inferiore al tempo di spostamento dell’auto (t1=2,36 s) vuol dire che prima arriva il sasso e dopo un intervallo di tempo (Dt=2,36-1,40)=0,96s arriva l’auto. L’urto non ci sarà e l’auto non sarà colpita. La distanza percorsa dall’auto durante la caduta del sasso è : d=v.t2=34,72 . 1,40=48,61 metri, cioè gli mancano (Ds=82-48,61)=33,39 m per arrivare al cavalcavia. Il sasso cade a velocità crescente perché il moto è rettilineo uniformemente accelerato (m.r.u.a.), con accelerazione costante di g=9,81 m/s^2. La sua velocità quando tocca terra è : Vf=g.t2=9,81 . 1,40=13,73 m/s crescendo dalla velocità iniziale di lancio di vo=1,8 m/s fino a quella finale di Vf=13,73 m/s quando tocca l’asfalto. Concludiamo con i grafici dei moti dei due corpi che riassumono visivamente tutte le caratteristiche dei due moti inseriti alla fine della pagina.
A proposito, ricordiamo che anche Galileo Galilei ha delle macchie (non solari) sulla coscienza da farsi perdonare, perché aveva il vizietto di far cadere dalla Torre di Pisa sassi di diverso peso e di diverso volume sul terreno per misurare i tempi di caduta. E se durante i suoi esperimenti fosse passato sotto la verticale un pisano? A parte la gioia dei fiorentini, bisognerebbe segnalarlo al Ministro della P.I. non solo per bruciare il libro di testo in questione ma, soprattutto, per far rimuovere il nome del grande pisano dall’albo dei Grandi della scienza. Così impara a essere stato il pioniere del problem solving in Italia. O no?

lunedì 12 ottobre 2015

Tra dimissioni romane e anemie spirituali.


Visto il continuo malaffare della politica romana, sarebbe “cosa buona e giusta” dire che a Roma c’è anche un terzo attore che ultimamente si sdoppia in una versione autenticamente pastorale e pulita e in un’altra piena di ombre e di modi cardinalizi. La voce della cattolicità a Roma si presenta ultimamente in maniera contrapposta. Sarebbe opportuno chiarire come stanno le cose. Vediamo di farlo brevemente. A cosa ci riferiamo quando parliamo di attori che calcano la scena della politica romana? Nella capitale italiana il gioco politico è sempre stato sporco. Tacciamo di cosa fu la politica romana prima della nascita della Repubblica e concentriamoci solo sul dopo. In settant'anni circa non si ricorda mai nè uno scatto d'orgoglio della classe politica della Capitale, nè una unità di intenti di tutte le forze politiche presenti in Campidoglio in relazione alla questione etica. Gli schieramenti politici di sinistra e di destra non si sono mai parlati, né si parlano e molto probabilmente non si parleranno mai. La ragione sta nel fatto che la classe politica del “dopo Liberazione” a Roma è stata condizionata dalla presenza di un Pci dai costumi oseremmo dire luterani che in un certo senso ha fatto da traino morale imponendo a tutti attenzioni adeguate che non si commettessero reati nel mondo politico. D’altronde a destra c’era un Signore che si chiamava Almirante che per quanto sviluppava tesi di destra filofasciste era più che presentabile e spesso nei costumi era della stessa tempra del comunismo di allora. Della DC del tempo tacciamo per carità di Patria. Questo comportava come conseguenza l'accettazione di un patto non scritto consistente nel fatto che gli imbrogli si potevano fare solo alla condizione che l'imbroglio fosse "piccolo", in maniera tale che avrebbe potuto essere digerito "facilmente" senza lasciare traccia e conseguenze macroscopiche. Potremmo fare molti esempi a questo proposito ma ci asteniamo perché poco interessanti nell'economia del discorso. Adesso le cose sono diametralmente opposte. Adesso si pensa solo in grande. Nessun politico romano si mette in gioco per cifrette da poche decine di migliaia di euro. Con stipendi, vitalizi e prebende sostanziose varie che vengono elargiti con piacevole nonchalance dalla politica dell’imbroglio ci pensano le istituzioni locali a votare - dai comuni, alle province fino alle regioni - norme vergognose con le quali si distraggono milioni di euro dalle casse pubbliche. Adesso se un imbroglio deve essere eseguito si dà mano libera ai "professionisti del l'imbroglio" che sono presenti in tutti i partiti con avvocati e tecnici conoscitori del mondo di mezzo, di giù e di sù. Oggi dopo che sono venuti alla luce gli imbrogli penalmente rilevanti di mafia capitale tutti accusano gli altri di essere degli imbroglioni salvando dal terremoto solo se stessi. Ci si mette anche il Cardinale Vallini, vero e potente capo della spiritualità romana e vice di Bergoglio a Roma, che dice "c'è anemia spirituale a Roma". Ma come? Per lustri con Berlusconi al governo le parrocchie di Roma tutte governate e dirette da lui con modalità ruiniane hanno alimentato il mercato dei voti elettorali promettendo a volgari mercanti del centrodestra e a rampanti politici di fiori di campo, che hanno avuto anche il seggio di Sindaco, voti a palate infoltendo gli apparati filoberlusconiani della politica legati a doppio filo con il potente credo ruiniano e adesso, e solo adesso, ci si accorge dell'anemia spirituale? Ma quanti smemorati dobbiamo ancora sopportare qui a Roma, dove il nepotismo impera come e più di millenni fa?

venerdì 9 ottobre 2015

Le dimissioni forzate del sindaco di Roma.


Il sindaco Marino si è dimesso. Le dimissioni sono irrevocabili? La legge dice che ha 20 giorni di tempo per ripensarci. Conoscendo il soggetto non sottovaluteremmo questa possibilità. Con Marino se ne va uno strano esemplare mai visto dal 753 a.C. ad oggi di primo cittadino onesto ma incapace. Probabilmente con le nuove elezioni vedremo all'opera un sindaco opposto a Marino e cioè un primo cittadino capace ma disonesto. Ci chiediamo per quale sventura a Roma non sia possibile avere un sindaco contemporaneamente onesto e capace!
Ma pensiamo all'oggi e consideriamo avviata la procedura del rinnovo del Consiglio comunale con delle nuove elezioni. Cosa succederà adesso? Noi - rari cittadini romani che non facciamo parte di quel “mondo di mezzo” della romanità rozza e primitiva che ogni giorno critica per ragioni di sola appartenenza ideologica - non apparteniamo a coloro che non hanno incertezze nel processo di appartenenza partitica e si mostrano difensori della romanità a tutti i costi. Più trascorre il tempo e più siamo impotenti nel decidere a chi dare il proprio voto alle elezioni a sindaco. Si avverte un desolante e vergognoso vuoto etico intorno alla politica romana che fa venire il voltastomaco. Proprio per questo nutriamo dubbi seri e fondati che un'altra orda di mascalzoni politici sta per attaccare la città. Temiamo il peggio nonostante auspichiamo il meglio per questa città.
Certo il prossimo sindaco di Roma dovrà essere diverso dai predecessori altrimenti per la capitale sarà la fine. Già la sua reputazione a livello locale, nazionale e internazionale è ai minimi termini figuriamoci poi se dovesse prendere il potere una nuova giunta Alemanno o un'altra consorteria legata a questo Pd romanesco e aetico, colto con le mani nella marmellata della finanza comunale più volte. Pensiamo al meglio ma teniamoci forti perchè si può andare ancora peggio.
Ebbene immaginate cosa si sta preparando adesso nelle cucine dei vari partiti. Orde di incalliti lestofanti della politica municipale stanno affilando le lame dei loro coltelli per succedere all'incapace ma onesto Marino. Il rischio è che si passi dalla padella alla brace. Adesso tutto passa per le mani dei romani. Vedremo se nell'urna avranno uno scatto di orgoglio e cambieranno in meglio oppure certificheranno definitivamente che il vero cancro di Roma non sono i Marino ma sono proprio loro, gli indigeni che conoscono bene il mondo “di mezzo, di sopra e di sotto”. Temiamo più la seconda ipotesi che la prima. Conosciamo di che pasta è fatto il bosco e il sottobosco della politica romana.
Il PD finalmente potrà ritrovare l'unità politica perduta se mai ne avesse avuta una. I colonnelli del partito della sinistra romana con i loro sodali di Sel e del mondo dei centri sociali e dei predatori della sinistra verde-arancione sono sul piede di guerra perchè intravvedono la possibilità del loro ritorno al vero potere in Campidoglio e riproporre la solita caotica minestra del peggior sinistrismo senza più il pericolo di un Marino che aveva buttato fuori tutti i centri parassiti di spesa in mano agli indigeni. I marescialli della politica della destra romana, peraltro inaffidabili “a prescindere”, dopo la forzata astinenza dal potere municipale, stanno preparando l'assalto alla diligenza con truppe quanto mai coese che vanno dal neofascismo casareccio a quello oltranzista, dal populismo leghista intransigente ai battaglioni meloniani e gasparriani di un ex-Msi sbiancato con la complicità del condannato Berlusconi. Il movimento 5 Stelle sta preparandosi a formare il suo *esercito di liberazione*, con a capo non si sa quale condottiero e con non si sa con quale stato maggiore che dovrà combattere contro tutti : truppe piddine-vendoliane da una parte e battaglioni della destra sociale dall’altra. Insomma la partita di calcio sta per cominciare e le curve sud e nord si stanno preparando. Come da copione i tifosi di sinistra e di destra si stanno armando con le armi proprie e improprie del nepotismo e delle tribù di tifosi di calcio rossi e neri, tutti con un obiettivo: riprendersi la gallina dalle uova d'oro del Campidoglio per alimentare le decine di migliaia di dipendenti comunali (vigili urbani, masse di scansafatiche delle municipalizzate, piccoli commercianti abusivi al dettaglio e ristoratori di osterie romanesche) che in maniera parassitaria non vogliono lavorare e pretendono per giunta la contropartita per il loro sostegno politico.
Ne vedremo delle belle. Quello che ci sconforta di più è che non vediamo all'orizzonte nessuna Pulzella d'Orleans e nessun mutamento di coscienza a favore di una politica municipale in grado di coniugare etica e buona politica a favore dei cittadini.

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